San Secondo di Cortazzone di Asti
Nella nostra epoca la separazione tra la comunicazione dell'arte e quella del sapere scientifico appare ovvia e a nessun artista d'oggi verrebbe in mente di produrre un'opera d'arte per comunicare qualcosa che appartiene al sapere della scienza. Così se si domandasse che differenza c'è tra una mappa stellare e le raffigurazioni presenti sui capitelli delle chiese romaniche del XII secolo la risposta sarebbe spontanea: la mappa stellare è costruita secondo il metodo della proiezione dei punti di una superficie sferica su di un piano, mentre le raffigurazioni dei capitelli, quando non fanno riferimento ad episodi narrati nel Vangelo, ci appaiono dipendere unicamente dalle intuizioni di chi le ha concepite per le loro strane e fantastiche figure.
Nella chiesa di San Secondo in Cortazzone d'Asti del XII secolo,invece, le raffigurazioni dei capitelli
smentiscono ciò e dimostrano che ci fu un tempo in cui quella distinzione,
per noi ovvia, non era sempre presente, anzi ci mostrano che per gli uomini colti
d'allora c'era un modo di comunicare informazioni scientifiche che passava attraverso
l'arte di costruire immagini. Poiché l'abitudine alla lettura di un testo non facilita
il "saper vedere" le immagini, perché in esse non non si fa attenzione alle loro implicite
ed esplicite informazioni, così il lettore di questa pagina deve soffermarsi
sulla mappa e sulle immagini dei capitelli. Saper leggere lo scritto e saper vedere un'immagine
sono entrambi richiesti per l'accesso alla cultura antica ed arcaica.
Ciò che oggi noi comunichiamo con rigore scientifico e in modo completo con una mappa
stellare, cioè la situazione del cielo in un dato istante e in un dato luogo,come quella
di questa pagina, il maestro dei capitelli di quella chiesa volle comunicare mediante la disposizione di figure,
che non sono immediatamente comprensibili perché non appartengono più alla nostra cultura:
volle, cioè, ricostruire la situazione del cielo sopra Cortazzone nei diversi momenti di un particolare giorno.
I momenti sono il mattino, il mezzogiorno, e la sera, quando il sole sorge, passa al meridiano e tramonta. Solo alcune ore dopo sono completamente visibili le stelle, che svaniscono progressivamente nel chiarore della luce del sole man mano che si avvicina il tempo dell'alba del nuovo giorno.
Il capitello che ci interessa è il terzo a sinistra e contiene strane raffigurazioni
su tre dei quattro lati. In uno abbiamo la figura completa di un drago, in quello intermedio quella di due cavalli simmetricamente disposti e nell'ultimo quella di una sirena.
Quando ci si trova all'interno della chiesa il lato che il fedele o il visitatore ha di fronte è quello intermedio con la rappresentazione di due cavalli, il cui muso termina, sia a sinistra che a destra, sullo spigolo di quel lato. A sinistra sullo spigolo ci sono ancora un viso femminile e la testa inequivocabile di un serpente, mentre a destra sotto il muso del cavallo è raffigurato la testa rovesciata di un toro le cui corna si trovano rispettivamente sui due lati successivi. Se si ha una minima conoscenza delle costellazioni nel cielo si sa che in cielo si trovano il cavallo che ha nome di Pegaso, la costellazione del Serpente e quella del Toro, mentre il viso femminile dello spigolo a sinistra può riferirsi a diverse costellazioni.
Proviamo a leggere questo capitello da sinistra a destra.
Quella giornata è individuata dal sorgere e dal tramontare di una stella della costellazione
di Pegaso: a sinistra Pegaso sta sorgendo mentre a destra sta tramontando.
Ora quando Pegaso sorge passa al meridiano il Capo del Serpente mentre quando Pegaso sta
per tramontare la stella del Toro (indicata nelle raffigurazioni zodiacali dalla punta di una delle sue corna,
cioè b Tauri) sta passando o è appena passata al meridiano.
Il viso femminile a sua volta indica una stella che passa al meridiano assieme alla
stella del Serpente, cioè una stella dell'Orsa Minore.
Sul medesimo lato, disposti sull'asse verticale, troviamo in alto un grande pesce e in basso ancora
un viso femminile.
Poiché sull'asse verticale sono disposte le costellazioni che contemporaneamente passano
al meridiano allora quel grande pesce dobbiamo pensare che si riferisca alla costellazione
del Cetus. Infatti non possiamo pensare che quella raffigurazione significhi
un riferimento alla costellazione dei Pesci e a quella della Vergine, perché
quando sorge
l'una tramonta l'altra. D'altra parte sul lato del primo capitello di sinistra viene
raffigurato il sole che sorge tra due pesci, e il nome della costellazione dei Pesci
nei cataloghi antichi è proprio quello di Due Pesci. Dalle mappe stellari relative
a quel tempo possiamo vedere che una stella ( b Ceti ) passa al
meridiano assieme alla stella di Cassiopeia. Ricordiamo che nel mito antico Cassiopea
è moglie di Cefeo e madre di Andromeda, altre due costellazioni. Ora queste due stelle
passano al meridiano di Cortazzone per quella giornata a metà pomeriggio circa e sono ovviamente invisibili.
Senza una minima conoscenza delle costellazioni non sarebbe stato possibile identificare
le stelle e il significato del lato intermedio del terzo capitello: il tempo intercorso dal sorgere e dal tramonto di
Pegaso con il passaggio al meridiano di Cassiopea (15h 34 m) e di una stella del Cetus (15h 39m) a metà pomeriggio.
Che cosa è successo dal mattino a mezzogiorno? E su quale lato possiamo trovare indicazioni
utili? Non certo sul lato della Sirena, perché questa si trova rappresentata dopo il
tramonto di Pegaso; la nostra attenzione deve rivolgersi sul lato adiacente allo spigolo
di sinistra. Su questo lato troviamo raffigurato completamente un drago, e sotto il drago
in corrispondenza della testa una massa rotondeggiante e, in corrispondenza di una parte
della coda, posta sull'asse verticale centrale, un viso.
Ora è necessario sapere qualcosa che riguarda la cosmologia e non la descrizione del cielo.
Nella raffigurazione del drago viene sottolineata sia la testa che la coda in una posizione
innaturale. L'insolito, nelle raffigurazioni antiche, è la spia che indica che si sta
comunicando qualcosa di molto tecnico. La testa è girata rispetto al corpo
e ha innanzi la
punta della coda. Sembrerebbe quasi che il drago stia per mordersi la coda; sarebbe però
un errore dare questa lettura che, a tutta prima appare la più plausibile. Testa e Coda del
Dragone sono, invece, espressioni tecniche dell'astronomia antica per segnare due punti
mobili, diametralmente opposti sul percorso apparente del sole, punti segnati dalla luna.
La conoscenza della posizione di questi
due punti è necessaria per poter prevedere il fenomeno delle eclissi di sole e di luna
rispettivamente al novilunio e al plenilunio.. Il Drago che campeggia su questo lato
significa innanzi tutto eclisse e poi due stelle della costellazione del Drago, una posta
sulla testa (così viene definita nei cataloghi) e l'altra posta sulla coda. Che la testa del drago abbia
ben quattro corna, e il valore della distanza dal nodo ascendente, il valore cioè di P per quell'eclisse,
sia proprio attorno a 4 gradi può essere una semplice coincidenza.
Quando è
avvenuta quell'eclisse, in quale istante della giornata? Dobbiamo rivolgere l'attenzione su
ciò che è rappresentato sull'asse verticale centrale di quel lato: un viso e una parte
della coda del drago. L'eclisse è avvenuta quando la stella indicata dal viso e quella
indicata dalla coda passano al meridiano assieme al sole, cioè attorno a mezzogiorno.
Alcune ore prima erano passate al meridiano la stella posta sulla testa e un pianeta.
Solo dal confronto con la mappa elaborata al computer per la situazione del cielo
sopra Cortazzone per il 26 gennaio 1153, quando il sole passa al meridiano ci fa capire
che il viso si riferisce ad una stella della costellazione di Cefeo, che il pianeta è Marte,
pianeta probabilmente visto nella costellazione del Sagittario
assieme, forse, ad un'altra stella che non viene rappresentata su questo capitello,
ma diverse volte su altri capitelli. Tutte le stelle dei due lati fino ad ora considerati
non sono stati visti durante l'eclisse solare, ma ricostruti per mezzo di mappe e di
strumenti:
Se l'autore avesse voluto limitarsi ad indicare che ha osservato un'eclisse solare
si sarebbe fermato al dragone. Invece ha voluto, con i mezzi a disposizione, registrare
l'eclisse mediante l' indicazione di stelle che non potevano essere viste, ma che erano
sopra l'orizzonte di Cortazzone. "Il capitello non descrive la cronaca dell'eclisse,
ma è la rappresentazione mediante un modello, mediante un mappa di ciò che è stato visto.
È una comunicazione scientifica che altri possono controllare, non il resoconto fedele di
una visione secondo l'immaginario medioevale."(1)
Più complesso è il significato del lato della sirena, perché tale figura indica
contemporaneamente due costellazioni, quella di Andromeda e quella dei Pesci.
La sirena è rappresentata con le braccia distese mentre impugna le sue due code di pesce
(quasi ad indicare la differenza di posizione nel cielo tra Andromeda e la stella dei Pesci
).
Il canto seduttivo della sirena riguarda la conoscenza del catalogo di alcune stelle
fondamentali, necessaria per segnare il tempo degli eventi narrati nei racconti antichi
(Gemelli, Sirio, Toro, Pesci, Andromeda, Leone etc.).
Ma questo punto non può essere mostrato ma solo dimostrato mediante calcolo.
Andromeda a sua volta si trova quasi a 90° prima di Sirio e quella sera mentre Sirio
passava al meridiano sia Andromeda che i Pesci stavano tramontando, come si può controllare
sulla mappa celeste.
La sequenza 2,9,10 (due seni, 10 punte della rosetta-fiore, 9 punte rosetta-fiore) indica
il numero dei mesi intercorsi dalla data simbolica del 25 dicembre 6 a.C.,quella cioè del Natale, al primo novilunio dell'èra araba.
La nascita è rappresentata dal fiore
del primo capitello a destra, mediante
il ricono- scimento nella cultura dei monaci di un riferimento al testo latino di Isaia 11,1.
. Quattro mesi e mezzo (9/2) dopo l'eclisse del 1153 si giunge al plenilunio che si trova
distante da quello che segnò, 521 anni prima (ciclo della Fenice), la morte di Muhammad.
La conoscenza scientifica e lo sviluppo della scienza già in ambito greco antico (Euclide e Tolomeo)
ha fatto abbandonare questo modo arcaico di comunicare, per mezzo di immagini e di racconti, un sapere analogo a quello scientifico, modo reso obsoleto dalla astronomia geometrica greca. Tuttavia quel sapere costituì il quadro entro cui
sono state prodotte immagini e composti testi. La perdita di quella tradizione segna la
frattura tra noi e gli antichi e comporta ancora, senza che ce ne accorgiamo, un
fraintendimento nella comprensione della nostra memoria storica.
1 Cfr. GIOVANNI FERRERO, La rappresentazione medioevale dell'eclisse solare del 26 gennaio 1153. Il racconto dei capitelli e il sapere cosmologico nella chiesa romanica di San Secondo di Cortazzone d'Asti, in Giornale di Fisica,
Vol.
XXXIX - N.4 - Ottobre-Dicembre 1998 - pag. 236. LIDIA NUVOLI, CRISTINA PALICI DI SUNI, Le sculture fantastiche di una chiesa romanica contengono la registrazione di un'eclisse! Eventi astronomici registrati per immagini con riferimento alle costellazioni, in Giornale di Astronomia, dicembre 2000, volume 26 - n. 4, pp.2-5.
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