Giovanni Ferrero
Il sapere cristiano rimosso
Ricerche sul paradigma comunicativo nell'Occidente cristiano e nell'Oriente islamico
Premessa: Dove va l'Europa?
L'Europa d'oggi appare un mare, le cui onde, generate da una interna ed oscura "esplosione", si propagano circolarmente con forza inesorabile , smorzate a volte e a volte aumentate dai problemi generati dal concorso del dominio planetario della tecnica con i sistemi nazionali e continentali dei mass-media e con la diffusione mondiale della "rete delle reti", cioè di Internet.
Il secolo xx è stato un immenso laboratorio, un experimentum hominis, a causa del quale milioni e milioni di uomini inermi sono stati calpestati, oltraggiati come non mai e spietatamente uccisi. L'orrore per la manifestazione delle possibilità abissali del male negli uomini oscurò e continua ad oscurare la presenza nascosta del bene nella storia. L'uomo contemporaneo, si può dire, volle fissare con i propri occhi quel male, per la liberazione dal quale da due millenni in Europa risuonava l'eco di un'invocazione: libera nos a malo. Una memorabile pagina di G. Bernanos mette in guardia dalla tentazione di guardare il male con solo i propri occhi. Non combattere il male fuori di te, ci avverte S. Agostino, altrimenti una mare di iniquità ti travolgerà. Tuttavia non si deve confondere il discorso sul male con l'indagine sui mali di una società complessa come quella europea e con i progetti per correggerne i mali, i limiti e i processi negativi.
L'esperienza del male, quale si manifestò nella seconda guerra mondiale, connaturata però da sempre con l'esperienza del bene, venne isolata e così, resa astrattamente "assoluta", divenne e diviene il principio storico in base al quale nelle istituzioni, promuovere e organizzare con regole statutarie i sistemi politici-economici, negli Stati e nelle unioni tra gli Stati e nelle relazioni internazionali tra gli Stati, atti alla difesa e alla promozione dei diritti dell'uomo. Fuori dalle istituzioni invece si perseguì l'organizzazione di una rete di persone e partiti che si fanno, si percepiscono e si presentano "sentinelle del mondo".La Capella Palatina e il Duomo della Roccia.
Ciò che fu l'Europa per secoli nella cultura e nella civilizzazione ha il suo inizio nella rinascita carolingia e nell'opera politica, culturale e religiosa dell'imperatore in unione con il papato. Di tutti i monumenti la Cappella Palatina ad Aquisgrana, personalmente voluta da Carlo Magno, è il simbolo di quella renovatio. Essa richiama l'arte imperiale bizantina a Ravenna (San Vitale) e il suo biografo Eginardo tra tutte le costruzioni da lui volute ricorda la "mirabile" basilica" dedicata alla Vergine. "La struttura della Cappella è piuttosto complessa: all'impianto ottagonale dell'esterno corrisponde un perimetro interno a 16 lati (..) il maestoso interno si articola nel piano inferiore ad arcate a tutto sesto tra 8 robusti pilastri cruciformi, e in quello superiore del matroneo (pure coperto a volte) con archi più slanciati che inquadrano trifore a colonnine su due piani; l'alta cupola (...) prende luce da 8 finestre ad arco aperte sopra l'imposta..." (1).
La costruzione iniziata attorno al 790 fu consacrata nel 805 e si situa a cento anni da un'altra simbolica costruzione. Si tratta della Cupola della Roccia, chiamata impropriamente anche moschea di Omar, terminata nel 691-692 sotto il califfo Abd-al-Malik a Gerusalemme.
Simbolo del trionfo dell'Islam, nel cuore stesso di Gerusalemme, è costruita sopra quella roccia che per gli Ebrei ricorda il sacrificio di Abramo e per i Mussulmani la roccia da cui il profeta Muhammad salì in cielo per il suo viaggio notturno, di cui nel Corano (Sura, XVII,1) si trova un brevissimo cenno. Il cenno fu all'origine di numerosi racconti, che la critica attuale considera leggende fantastiche e popolari, e rappresentazioni iconografiche in miniature.
Nella vita di al-Ghazali, nel periodo della sua crisi religiosa che lo spinse ad abbandonare la sua invidiabile posizione di dotto a Bagdad, c'è un momento in cui, dopo essere stato a Damasco per due anni, si recò a Gerusalemme e "quivi ogni giorno entravo nella Roccia e mi chiudevo dentro." (2), come espressamente dichiara nella sua autobriografia spirituale. Lungo fu il periodo di lontananza, 10 anni, e non viene purtroppo esplicitamente detto quanto soggiornò a Gerusalemme, in meditazione nella grotta sottostante, tuttavia fa riflettere quanto poco oltre dichiara: " Nelle ore di isolamento mi si rivelarono cose che non è possibile enumerare ed investigare a fondo." e subito dopo testimonia, "perché altri ne profittino" che ebbe la certezza che siano "i sufi a seguire la Via di Dio eccelso". Se la prima condizione per questa via è la purificazione del "cuore da ogni cosa che non sia Dio eccelso", e ciò può essere compreso anche da un occidentale, diviene però problematico quanto più avanti al-Ghazali dichiara. "Dall'inizio di quella Via cominciano le rivelazioni e le visioni fino a che da svegli i mistici vedono gli angeli e gli spiriti dei profeti, di essi sentono le voci e da essi traggono profitto."(3). Invano si cerca nei testi degli studiosi un commento a questo passo. La frattura operata nella modernità, che pone un abisso tra la nostra consapevolezza e il passato, e taglia il legame simbolico tra terra e cielo, impedisce che venga colto il senso dell'affermazione di al-Ghazali come, d'altra parte, fa risaltare unicamente nella parole di Giovanni il silenzioso, funzionario di corte al tempo di Giustiniano, l'encomio cortigiano nelle sue parole a proposito della costruzione di Santa Sophia, decisa dopo le distruzioni avvenute durante la rivolta del 532 d.C.: "Chiunque mette piede nel sacro tempio vorrebbe vivere lì per sempre, e dai suoi occhi sgorgano lacrime di gioia. Così, per consiglio divino, sotto la sorveglianza degli angeli, il tempio fu costruito di nuovo" (4). Le leggende fiorite attorno alla basilica parlano appunto "di angeli che durante il sonno dei muratori impugnavano la cazzuola, dello stesso Padreterno occupato sotto mentite spoglie a dirigere personalmente i lavori del tempio" (5). Per quanto fantastiche e leggendarie ci appaiono le "interferenze" degli angeli nelle costruzioni delle basiliche, tuttavia esse ci invitano alla riflessione sul senso delle costruzioni antiche, senso che ci sfugge perchè ne studiamo solo le soluzioni sul piano della architettura, intesa come arte e scienza della costruzione.
Il paradigma di vedere nella basilica "lo spazio dei tempi", paradigma che F. Ohly elaborò e applicò al Duomo di Siena, ci avverte che non stiamo affatto raccogliendo in modo bizzarro e arbitrario dati strutturali, la cui rilevanza non apparterrebbe in modo specifico alla modalità culturale della comunicazione antica.
Come la Cappella Palatina, la Cupola della Roccia è a pianta ottagonale, derivata forse da preesistenti modelli siriaci con un'articolazione così caratteristica che esprime simbolicamente ciò che è l'Islam in rapporto al cristianesimo e all'ebraismo.
La sua struttura è ben più complessa presentando la cupola 2 gusci costituiti da 32 costoloni, un tamburo con 16 finestre, sorretto da un anello interno costituito da 4 pilastri e 12 colonne. L'anello più ampio comprende 24 archi, 8 pilastri e 16 colonne. Gli otto lati esterni sono suddivisi ciascuno in 7 archi. Quattro sono orientati ai punti cardinali e attualmente, dal 1961, la cupola è rivestita di oro zecchino.
Le due costruzioni, quella carolingia e quella islamica, così lontane nel tempo e indipendenti l'una dall'altra, hanno segnato due storie e due civiltà. E oggi nella storia contemporanea simbolicamente si intrecciano in un groviglio di problemi, la cui origine profonda sfugge sia alle masse che alle diplomazie dei governi occidentali. l'Europa contemporanea, se non ricomprende la propria storia a partire in qualche modo da ciò che questi due edifici hanno significato, ben difficilmente comprenderà perchè gli eventi a Gerusalemme toccano il suo stesso destino. E ancora oggi l'invito del Salmo (121,6), Chiedete quanto arreca pace a Gerusalemme, fatto proprio da San Francesco d'Assisi e ricordato da San Bonaventura nel Prologo dell'Itinerario della mente in Dio, è più attuale e pressante che mai.
Un pellegrinaggio ai luoghi santi dell'Islam.
La pratica di visitare luoghi santi si ritrova sia nei paesi dell'Islam che nell'Occidente cristiano, e nel primo, come si sa, v'è anche il precetto di andare alla Mecca una volta nella propria vita. Il Duomo della Roccia è uno di questi luoghi santi e abbiamo già ricordato la circostanza che al-Ghazali, un eminente pensatore e religioso che rinnovò dall'interno l'esperienza religiosa dell'Islam, soggiornò a lungo rifugiandosi in meditazione all'interno del Duomo, probabilmente nella grotta sotto la roccia.
Solo un islamico dotto potrebbe mostrare il percorso di conoscenza cui si è invitati a compiere all'occasione di una visita. Da parte nostra daremo l'inizio di questo percorso, che un dotto dell'Islam quale fu Omar Khayyam, avrebbe potuto compiere, partendo da una sua quartina nella traduzione (6) di Alessandro Bausani:
Mai l'intelletto mio si distaccò dalla scienza.
Pochi segreti ci sono che ancor non mi son disvelati,
e notte e giorno ho pensato per lunghi settantadue anni,
E l'unica cosa che seppi è che mai nulla ho saputo.
(Quartina, 93, pag.35)
Per l'intelligenza del lettore è necessario ricordare che le quartine di Omar Khayyam rimano tutte ai versi, 1,2,4 e il verso tre tratta un argomento completamente diverso.
Entrando il visitatore non superficiale può cominciare a mettere in relazione i 7 archi, con i quali sono suddivisi ciascuno degli otto lati, con gli otto pilastri e le 16 colonne del primo anello che incontra. Sicuramente non si può riconoscere se non ciò che già si conosce in certa misura, anche se non allo stesso modo.
I versi in rima delle Quartine rimandano ad una relazione che connette l'arco di precessione di 1° 2' con 4 rivoluzioni dei nodi lunari. Ogni grado corrisponde a settantadue anni. Si deve a questo punto scrivere un'altra relazione che connetta al medesimo periodo di tempo di 4 rivoluzioni dei nodi un'espressione nella quale occorra il termine 3:
1;3 giorni = 4 Rn
Nel tempo di 4 rivoluzioni dei nodi la differenza dell'anno sidereo del sole dall'anno tropico è con buona approssimazione di un giorno e di tre sessantesimi di giorno. Se scriviamo di seguito le relazioni per un tempo 20 volte maggiore si trovano le seguenti equivalenze:
20° 40' arco precessione = 80 Rn = 21 giorni = 24,48 anni
La struttura di questo sapere arcaico è stato da noi esposto in diverse pubblicazioni (7).A questo punto risulta evidente che la sequenza di 7 archi e 8 pilastri e 16 colonne della costruzione rimanda alla conoscenza che in 496 anni (8,16 anni) la differenza cumulata dell'anno sidereo del sole dall'anno tropico è di 7 giorni. Nello stesso modo potrà riconoscere che la relazione che connette 8 pilastri e 24 archi ai 32 costoloni della cupola, rimanda alla conoscenza che 8° 16' di arco della precessione relativo al tempo di 32 rivoluzioni dei nodi comportano una differenza cumulata dell'anno sidereo da quello tropico di otto giorni e ventiquattro sessantesimi di giorno.
L' ideale visitatore, accompagnato da Omar Khayyan, a questo punto divenuto "pellegrino della scienza" riconoscerà connettendo l'anello interno di quattro pilastri e dodici colonne al tamburo con 16 finestre la relazione data da 4° 8' di arco della precessione che comporta appunto 4;12 giorni di differenza e 16 rivoluzioni dei nodi.
Se poi il grande matematico persiano avesse suggerito che la differenza dell'anno sidereo dall'anno tropico veniva anticamente chiamata fulmine, che comporta un lampo e un tuono, sarebbe andato con la memoria a tutti i passi dei testi della sua tradizione in cui aveva incontrato uno di questi tre termini, e avrebbe riflettuto su ciò che gli era stato tramandato.
Il sapere relativo alle espressioni del tempo sarebbe però inutile se non fosse possibile applicare alla storia tale sapere, con il trovare un evento e il tempo di quell'evento. Trovandosi a Gerusalemme avrebbe pensato ai profeti di quella città e a uno in particolare, la cui "nascita miracolosa" era particolarmente celebrata nel Libro.
Il nostro visitatore sapeva che la conoscenza è premio della meditazione e della preghiera e quindi era inutile cercare in una sequenza architettonica la risposta alla domanda, perchè tale informazione, semplicemente letta e non trovata, non avrebbe mutato la sua interiore disposizione del cuore.
Il punto di partenza per la ricerca è senza dubbio l'intervallo dato dalla sequenza
16,32,0 mesi
presente in tutta la costruzione.
La difficoltà di questa ricerca per noi è doppia, in quanto già sappiamo la risposta e questo può orientare anche incosciamente l'esposizione e l'altra, che non conosciamo la tradizione islamica come conosciamo la tradizione cristiana in modo da sapere all'interno di questa quali sono i criteri di controllo.
Innanzi tutto si deve riflettere su ciò che è indubbiamente messo in rilievo, già dalla prima relazione che connette 7 archi in cui è suddiviso ogni lato della costruzione agli 8 pilastri e alle 16 colonne del primo anello. Essa rimanda ad una differenza. Come rimandano a differenze di anno sidereo e anno tropico i quattro pilastri e le dodici colonne dell'anello interno che sorregge il tamburo, e gli otto pilastri e ventiquattro archi dell'anello esterno. Questa insistenza sulla differenza chiamata fulmine orienta l'attenzione alla forma in cui deve essere formulata la domanda che regge il modo di ricercare risposte. Il valore cercato deve presentarsi come differenza. Se è stato colto l'elemento rilevante della struttura formale dell'edificio, l'applicazione dell'analogia permette di intuire la condizione per trovare la risposta. I termini numerici che indicano i mesi trascorsi dal tempo della "nascita miracolosa" di Gesù al tempo indicato dall'intervallo (16,32,0 mesi) devono essere identici ai termini numerici che esprimo in giorni la differenza di anno sidereo e anno tropico per un determinato numero di rivoluzioni dei nodi lunari. Il numero delle rivoluzioni dei nodi trovate all'interno della costruzione sono 16 e 32 e termine intermedio è il 24.
A questo punto non c'è più nessun criterio per scegliere se non quello di provare. Per il tempo di 24 rivoluzioni dei nodi la differenza dell'anno sidereo dall'anno tropico è di 6;18 giorni. La differenza cercata è allora 6,18 mesi:
16,32,0 - 6,-18 = 16,25,42 mesi = tempo del Natale
Per quanto la procedura possa apparire viziata dal fatto che già si sapeva il risultato che doveva risultare e lontana pertanto dai canoni tradizionali della ricerca storica ed ermeneutica, tuttavia troviamo degno di attenzione la forma del percorso compiuto, che getta una luce sui percorsi dell'intuizione e sulla formazione della certezza in determinate culture che non sono le nostre. Sarà decisivo trovare in altri documenti la medesima espressione.
Non possiamo sapere, non essendo uno specialista del pensatore e del religioso islamico, nè un conoscitore della cultura islamica, ma semplicemente uno studioso della cultura greca e cristiana antica e medioevale, se ciò che al-Ghazali riferisce sulle "cose che non è possibile enumerare ed investigare a fondo", che gli apparivano nelle ore di meditazione sotto la "Roccia" sia in qualche misura connesso a ciò che crediamo sia il significato del Duomo della Roccia, a partire dalla sua struttura architettonica.
Tenendo presente che il discorso che stiamo esponendo riguarda la costruzione della Cupola della Roccia, progettata da mussulmani a contanto con ambienti cristiani e bizantini e per nulla il Profeta e il Corano, possiamo proseguire osservando quanto segue.
Poichè ciò che i racconti e l'iconografia descrive sotto forma di un viaggio del Profeta ha il suo punto di partenza in questo luogo, si tratta di saper trarre dalla conoscenza della distanza temporale tra le varie epoche l'ordine di grandezza che separa il tempo di Gesù da quello della vita del Profeta e da quest'ordine individuare gli elementi strutturali che permettono di scrivere l'intervallo rispetto al tempo dell'Annunciazione per giungere simbolicamente al tempo del "viaggio notturno".
Per noi, oggi, è possibile individuare che il primo plenilunio dell'era araba rispetto al primo plenilunio dell'era cristiana avvenne dopo 2,8,7 mesi, sicchè il tempo simbolico per il viaggio notturno partendo dal tempo dell'Annunciazione potrà essere indicato da
16,25,33 + 2,7,8 mesi = 18,32,41 mesi
che corrisponde al 25 dicembre 610 d.C.oppure da
16,25,33 + 2,7,9 mesi = 18,32,42 mesi
Il primo plenilunio dell'èra araba, 28 luglio 622, è individuato da 18,34,52 mesi.
I costruttori potevano conoscere, ipotizzando un rapporto con i cristiani a Gerusalemme e in Siria, che l'intervallo tra i due primi pleniluni dell'èra araba e dell'era cristiana fosse dato da 2,8,7 mesi, i cui termini corrispondono esattamente a elementi strutturali della costruzione: due gusci della cupola, otto lati della costruzione e sette suddivisioni dei lati, mentre abbiamo difficoltà ad ammettere che un visitatore potesse riconoscere per questa via che il primo plenilunio della sua èra si trovava a 18,34,52 mesi rispetto all'origine del mondo. Infatti non c'è un testo astronomico arabo, che faccia direttamente riferimento all'era cristiana, stabilita da Dionigi il Piccolo.
Tuttavia esiste una miniatura persiana del XVII in cui è indubitale l'indicazione della sequenza per il primo plenilunio dell'era araba, quella per il Natale e forse quella per il viaggio notturno e quella per il plenilunio della morte del Profeta avvenuta il 632,6,8.
Alla Bibliothèque Nationale di Parigi, tra il fondo dei manoscritti persiani, si trova un manoscritto (ms pers.237) del XVII secolo dedicato alla descrizione dei luoghi santi. Il folio 21 presenta la miniatura della pianta della moschea della Mecca. Al centro si trova la Pietra Nera della Ka'ba. Attorno alla cinta si trovano i nomi delle porte della città, mentre all'interno sono presentati alcuni luoghi sacri attraverso i quali si svolgono i riti del pellegrinaggio. Immagini analoghe di piante della moschea della Mecca si ritrovano anche in altri manoscritti e a Londra, al Victoria and Albert Museum, si conserva una piastrella proveniente da Iznik del XVII secolo recante la pianta della moschea.
Se il tipo è comune i dettagli sono diversi. In questa che prendiamo in esame ciò che è rilevante è la cornice all'interno della quale è racchiusa la pianta. Essa è formata da un doppio rettangolo segnato rispettivamente da motivi architettonici ripetuti: quello esterno, da cupole e quello interno da archi a tutto sesto. Ai quattro angoli interni della cornice un arco ad arabesco caratteristico della architettura islamica.
Partendo dal rettangolo interno, quello più vicino alla pianta della moschea:
Lati minori: 9 archi ciascuno = 18 archi
Lati maggiori: 17 archi ciascuno = 34 archi
La sequenza somma lati minori, somma lati maggiori, perimetro dà esattamente la sequenza 18,34,52 mesi, che situa il primo plenilunio dell'era islamica, un tempo storico, rispetto ad una simbolica origine. La struttura geometrica garantisce la comunicazione di ciò che deve essere memorizzato e riconosciuto da chi poneva la giusta domanda.
Tra il primo plenilunio dell'èra e il plenilunio della morte del Profeta i mesi intercorsi sono 122, cioè 2,2. A questo intervallo fanno riferimento gli archi arabescati posti all'interno del doppio rettangolo, 1,1 da un lato e 1,1 dall'altro. Se si scrivesse due per lato sarebbe un'astrazione che non tiene conto che ciascun arco nella disposizione spaziale è separato dall'altro da una diversa sequenza.
18,34,52 + 2,2 = 18,36,54
Il rettangolo esterno presenta:
Lati minori: 8 cupole ciascuno = 16 cupole
Lati maggiori: 13 cupole ciascuno = 26 cupole.
Ciò che è esterno a quell'inizio, dato dai lati del rettangolo interno, riguarda gli eventi avvenuti prima e questi sono inizialmente due. Il primo direttamente legato all'esperienza della rivelazione di Dio da parte del Profeta e il secondo a quello che è stato ricompreso e compiuto da tale esperienza, cioè il tempo dell'ultimo profeta prima di Muhammad.
Poichè il tempo simbolico del primo evento, origine e fondamento della predicazione della nuova fede, è stretamente intrecciato con ciò che da tale predicazione è sorto, la sequenza per tale tempo deve coinvolgere gli elementi dei due rettangoli della cornice.
Esso, iniziando dall'interno, per ragioni anche squisitamente cronologiche, è dato da
18,17+16,-18 = 18,32,42 mesi
La controprova che la conoscenza di questo intervallo temporale in rapporto al tempo dell'annuncio dell'arcangelo (2,7,9) sia all'origine delle miniature orientali del "viaggio notturno" si trova almeno in una tradizione iconografica, che per illustrare tale viaggio ricorre a sette figure comprendendo nel numero il "lampo" della giumenta dell'arcangelo che in arabo suona Buraq. Altre possibilità sono date a chi, in possesso di tutto il sistema simbolico può anche rappresentare in modo diverso lo stesso intervallo. Solo una ricerca rigorosa su tali miniature, su un campione sufficientemente ampio, potrà corroborare ciò che qui presentiamo come congettura fondata.
Poiché il cristianesimo dal punto di vista dell'Islam è ricompreso al proprio interno e quasi hegelianamente superato, il tempo della "nascita miracolosa" di Gesù, sempre rispetto ad un origine storicamente simbolica, può essere indicato ben in due modi:
17,-34,-18 = 16,26 -18 = 16,25,42 mesi
Altri riferimenti alla storia dei profeti sono sicuramente presenti in questa miniatura, ma non tocca a noi mostrarli e ricercarli.
La sequenza che prima abbiamo indicato come presente nella Capella Palatina, 16,32,72, confrontata con le precedenti, individuano il plenilunio seguente la Pasqua del 32 d.C., e quindi fanno riferimento al simbolico santo Sepolcro.Il paradigma della comunicazione sia nell'Occidente cristiano che nell'Oriente islamico dipende dunque dall'esperienza culturale di un sapere, che in Occidente è stato dimenticato perchè rimosso, e in Oriente, stando ad alcuni documenti (miniature) è giunto almeno fino all'inizio del 1800, e probabilmente anche oltre.
Non conosciamo se oggi nei paesi islamici si sia conservata la memoria tecnica di tale sistema simbolico e se sì, quali siano gli ambienti che coltivano la consapevolezza di conservare nella propria tradizione anche ciò che l'Occidente non sa più, e pertanto non può più orientarsi verso il futuro, perchè ha smarrito il senso del proprio passato cristiano.
Il modello del sistema dei diritti cui tende oggi l'Europa, fondato su una carta costituzionale, scritta da individui riuniti in assemblea, può risultare paradossalmente ambiguo e intrinsecamente contraddittorio, se nel mondo della vita di quei medesimi individui non c'è di fatto un comune sistema di valori.Che cosa sarebbe la moderna democrazia se fosse solo un patto sottoscritto senza possibilità di rimandare a null'altro se non al patto stesso? Se così fosse e avvenisse, come lascia purtroppo presagire il comportamento di alcuni, a quale tragica esperienza l'Europa andrebbe incontro dopo il doppio fallimento avvenuto nel XX secolo? Nè il tentativo di fondarsi sull'arcaico mitologico nè quello di inchiodare l'umanità al regno utopico che dal futuro deve giungere sarebbero potuti sorgere se entrambi non fossero uniti nella risposta al vuoto originato dalla rimozione del sapere cristano. Su quel vuoto, però, neppure la democrazia può reggere, perchè ciò che è scritto può regolare il mondo della vita, ma non sostituirsi ad esso, altrimenti semplicemente lo distrugge.
NOTE
(1) Enciclopedia dell'arte, UTET 1997, pag. 1023
(2) al-GHAZALI, Scritti scelti, a cura di Laura Veccia Vaglieri e Roberto Rubinacci, Torino UTET, ristampa 1986, pag.117
(3) al-GHAZALI, op.cit., pag.119
(4) GIAN MARIA TABARELLI,La grande basilica di Giustiniano, in Il fasto delle religioni, Rizzoli Mailing, 1978, pag.133
(5) G. M. TABARELLI, op.cit., pag.133
(6) OMAR KHAYYAM, Quartine (ROBA'IYYAT), a cura di Alessandro Bausani, Giulio Einaudi Editore, Torino, ristampa 2000.
(7) GIOVANNI FERRERO, Il sapere di Apollo. La cosmocronologia arcaica secondo il codice iconico narrativo greco, in Quaderni di Storia della Fisica, 2, Bologna 1997, pag. 3-24; In lode di Dante. Sapere astronomico pubblico e tradizione sapienziale nella data di morte di Beatrice, in CRITICA LETTERARIA, 108, Loffredo Editore - Napoli pp.419-438.