Il LIBRO DELLA SCALA
Fonte: Traduzione di Roberto Rossi Testa
Il Libro della scala di Maometto, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1999, pp. 44-46
Capitolo XX
51
Pur vedendo che io, Maometto, ero solo, avendomi Gabriele lasciato, nondimeno trassi cuore e ardimento dall'amore di Dio, e andai così oltre che superai tutte le separazioni di cui sopra s'è detto, tranne quella che era rappresentata dalla gloria di Dio. E avvicinandomi ad essa, ecco che udii una voce che mi diceva "hacrop kodem, ya habibi, ya Muahgmet", che significa: "avvicinati, Maometto, amico mio" Udendo ciò, mi spinsi ancora più avanti e udii un'altra voce che pronunciava la stessa frase. E fattomi più vicino, udii un'altra voce che mi ripetè quelle parole aggiungendo: "Sappi, Maometto, che tu presso di me sei onorato più di tutti gli altri nunzi e più esaltato di tutte le creature da me fatte, siano angeli o uomini o dèmoni". E udendo quella lode e quell'encomio che Dio mi faceva, subito avanzai ancora, avvicinandomi al punto che tra lui e me non rimase che lo spazio di due tiri di balestra. Ed io salutai Dio, e Lui me. E poi Lui mi domandò come si comportava il mio popolo. Ed io gli risposi che gli era molto obbediente. E Lui disse: "Maometto, ti comando di far digiunare il tuo popolo per sessanta giorni ogni anno, e di fargli recitare cinquanta preghiere ogni giorno". E dopo che ebbe così parlato, io presi congedo da Lui, e tanto andai finché ritrovai Gabriele.
52
E mentre avanzavo in quel cielo ammirando la dimora di Dio, vidi il suo trono, che mi parve così unito al cielo da esser come se il cielo e il trono fossero stati creati insieme. Quel trono era di un tale splendore che nessuno sarebbe in grado di dirlo. E nel Trono stavano i quattro elementi, ossia fuoco, aria, acqua e terra. Ed entrambi i mondi, e il Paradiso e l'inferno. Ogni cosa creata da Dio stava dunque nel trono predetto, che splendeva più d'ogni altra spendida cosa mai prima vista. Insieme al trono Dio creò una tavola da scrittura, tanto grande che un uomo a percorrerla impiegherebbe mille anni. Quella tavola era di perla bianchissima, e aveva i bordi di rubino e la parte centrale era fatta di smeraldo. E le lettere scritte su di essa erano di purissimo splendore. E Dio guardava nella tavola cento volte ogni giorno, e ogni volta che guardava, costruiva e distruggeva, creava e uccideva. E ad alcuni conferiva onori e ad altri li toglieva, e alcuni innalzava e altri sprofondava. E giudicava e faceva ogni cosa secondo il proprio volere. Con la predetta tavola Dio creò una splendida penna per scrivere, lunga cinquecento anni di cammino e larga altrettanto. E dopo averla creata Dio le ordinò di scrivere. E la penna domandò: " Che devo scrivere?". E Dio rispose: "Scrivi la mia sapienza e tutte le mie creature, dal principio alla fine del mondo". E subito la penna prese a scrivere. E scrisse ciò che Dio le aveva comandato. La sua scrittura era molto lieve e soave, ed essa scriveva assai veloce. La penna aveva una fessura da cui usciva l'inchiostro. E tutte le cose eran fatte in modo che sembravano esser state create contemporaneamente.
La struttura numerica che risulta è la seguente:
20: Numero capitolo
51: Numero paragrafo
2: occorre nel testo
60: occorre nel testo
50: occorre nel testo
con il nome di Gabriele nella prima e nell'ultima frase
...prout Gabriel reliquerat.... nel testo latino
...Gabrielem inveni. nel testo latino
52: Numero paragrafo
4: occorre nel testo
1000: occorre nel testo
100: occorre nel testo
500: occorre nel testo
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