COSMOLOGIA ARCAICA CRISTIANA
IL SISTEMA DI SAN SECONDO DI CORTAZZONE
ASTROARCHEOLOGIA
Testo pubblicato in Giornale di Fisica Vol. XXXIX - 4 - Ottobre-Dicembre 1998 - pp238-244, nel saggio: La rappresentazione medioevale dell'eclisse solare del 26 gennaio 1153
La singolarità di questa chiesa, data dalle figurazioni simboliche dei capitelli relativi alle due eclissi, emerge ancora di più per l'intento quasi didattico di comunicare tutto il sapere cosmologico, in base al quale situare nel tempo secondo la cronologia dell'era cristiana gli eventi narrati nella storia della salvezza. Troviamo le indicazioni necessarie nel coronamento dell'absidiola sud, nei sei archetti pensili variamente "decorati", e nei sedici denti di lupo alla sua base. Il coronamento è formato da due lastre, su cui con la struttura tipica a damier vengono indicati come numeri triangolari tronchi, nella prima il numero 72 e nella seconda il numero 66. Entrambi i numeri sono significativi nella cosmologia arcaica. Sono necessari 72 anni affinché il polo celeste compia un 'arco di 1o attorno al polo dell'eclittica la cui declinazione è precisamente di 66o.
Dato che sul coronamento il numero 72 si trova prima dell'altro, si può pensare di formulare
la seguente domanda: che cosa avvenne 72 anni prima che il polo celeste compisse un arco di precessione di 66o? Che cosa individua questo tempo? Poiché sul secondo capitello di sinistra sono indicati i valori di longitudine di una stella della costellazione dei Pesci , non è inverosimile pensare che, rispetto all'origine assunta per il computo del tempo, quella stella dei Pesci segni l'equinozio di primavera, precisamente 72 anni prima che il valore della precessione raggiungesse 66o. Tuttavia questa informazione non permette di trovare la data secondo la nostra cronologia, se contemporaneamente non viene indicato il tempo che deve trascorrere per giungere al 31 dicembre del 1 a.C. ore 24, ovvero al 1 gennaio del 1 d.C. ore 00.
Trascritti in una tabella gli elementi numerabili dell'absidiola è possibile trovare la risposta, procedendo nel seguente modo. Si osservi che 6 sono gli archetti pensili, immediatamente sotto il coronamento a damier e 16 i denti di lupo alla base di questa absidiola. Nessun altro elemento può essere preso in considerazione, non trovandosi sullo stesso piano strutturale. Ciò che deve essere scritto può avere la seguente forma: anni, mesi, giorni oppure mesi, giorni, ore. La prima forma non è accettabile e per la seconda manca un elemento numerico, che deve essere calcolato.
Per poter rispondere a domande che sorgono nell'esame di documenti elaborati all'interno della cosmologia arcaica è necessario che si conosca, almeno nei termini generali, l'ordine di grandezza della variabile ricercata e non equivale sempre a leggerla in un testo. Il documento che stiamo esaminando, come anche altri della stessa natura, impone che si pongano le domande nel loro ordine, passo dopo passo, essendo rivolto già a competenti, e non a coloro che debbono apprendere la forma del sapere cosmologico. Se dobbiamo dire quanti mesi giorni e ore intercorrono da quando a Piscium segnò l'equinozio di primavera fino al 31 dicembre del 1 a. C. ore 24, i mesi necessariamente saranno più di 22 (6+16), se si è capaci anche solo di una grossolana osservazione del cielo e si conoscono le distanze in longitudine di alcune stelle. La grandezza ricercata è allora la seguente: 22,0 mesi + 16 giorni + 6 ore. Questo comporta che l'ultimo novilunio del 1 a. C. cade attorno al 14-15 dicembre e, facendo calcoli, il primo plenilunio del 1 d. C. cade attorno al 28 gennaio.
Questo lungo discorso poteva essere abbreviato procedendo diversamente. Innanzi tutto ricercando il tempo che intercorre dall'ultimo novilunio del 1 a. C. fino al 31 dicembre ore 24. La risposta sarebbe stata 16 giorni e 6 ore. In secondo luogo ricercando quanti mesi dopo l'inizio dell'era dei Pesci,capitò quel novilunio. La risposta sarebbe stata 1320 mesi, cioè 22,0.
Nell'absidiola sud viene perciò detto che quando l'arco di precessione raggiunge 65o la longitudine di a Piscium coincide con il punto vernale, e si trova a 22,0 mesi 16 giorni e 6 ore dal 31 dicembre del 1 a.C. h 24. In questo modo viene assicurata la possibilità di trasformare qualsiasi data secondo la cronologia cristiana in valori di longitudine di a Piscium. In altri termini l'era cristiana è stata raccordata all'era dei Pesci. Se si trovasse la equivalenza che fa corrispondere all'arco di precessione i corrispondenti mesi lunari medi è possibile calcolare, espresso in mesi lunari, l'intervallo trascorso dall'origine posta nei Gemelli.
Quanti mesi lunari medi vi sono nel tempo in cui il polo celeste compie un arco di 66o, cioè in 4752 anni? Per noi sarebbe facile calcolarlo, ma nel 1100 no e soprattutto non avrebbero impiegato in modo esplicito gli attuali valori per l'anno tropico e per il mese sinodico medio, ma sarebbero giunti alla stessa soluzione. I mesi corrispondenti ad 1o di precessione, cioè a 72 anni, sono 890.5, un numero che in notazione sessagesimale viene espresso da 14,50;30 mesi. È sorprendente trovare l'indicazione dei mesi lunari pari a 72 anni, cioè ad 1o di precessione, proprio sull'archetto in corrispondenza del quarto gruppo di 18 unità, il cui totale con gli altri è appunto 72. Sull'archetto vi sono 14 rombi e 36 puntini, con i quali si può ottenere la precedente espressione osservando che 50 è la somma di 14 e 36, e 30 la differenza di 66 e 36. D'altra parte è preferibile segnare sull'archetto trentasei punti piuttosto che cinquanta. Il totale dei mesi equivalgono in giorni a 72 anni giuliani meno 1 giorno:
1o di precessione = 72 anni;
(72x365.25 - 1) giorni = 890.5 mesi
e pertanto 4752 anni giuliani equivalgono a
(66x72x365.25 - 66) giorni = 66x890.5 mesi
Con questa informazione si può cominciare a rispondere alla precedente domanda sui mesi lunari corrispondenti ad un arco di 66o di precessione, a 4752 anni tropici.
A questo punto è necessario conoscere la differenza tra anno sidereo e anno tropico del sole e di quanto sia inferiore e superiore l'anno giuliano rispetto ai due periodi. Nella cultura arcaica la differenza tra anno sidereo e anno tropico si chiama Fulmine, mentre il Lampo è la differenza tra l'anno sidereo e l'anno giuliano e la differenza tra l'anno giuliano e quello tropico si chiama Tuono. Una superficiale conoscenza della mitologia greca mostra che questi termini designano le armi di Zeus olimpio, di colui che governa il tempo sedendo sul trono in cielo, di colui che nella tradizione romana è chiamato Giove Capitolino. Se si apre la Bibbia, al libro dell' Esodo 19,16-19 si legge: Nel terzo giorno, sul far del mattino, tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un fortissimo suono di tromba (..) Mosè parlava e Dio gli rispondeva con un tuono. Oppure, se si apre Apocalisse IV, 5 si legge: E dal trono escono lampi, voci e tuoni. Questi accostamenti inusuali intendono mostrare unicamente che vi era un linguaggio comune, relativo al sapere intorno all'universo, anche a tradizioni diversissime sul piano religioso ed etico.
Il Fulmine, il Lampo e il Tuono
Il fulmine è un fenomeno metereologico che si accompagna con un lampo di luce e con un rumore chiamato tuono. Siccome sul piano dell'esperienza immediata il fulmine appare costituito di lampo e tuono, i termini usati per significare tale fenomeno vennero assunti per significare una misura di grandezza, costituita dalla somma di altre due misure. Per effetto della precessione o del movimento del polo celeste attorno al polo dell'eclittica il tempo che il sole impiega per ritornare al punto equinoziale, chiamato anno tropico, è inferiore al tempo che impiega per ritornare al medesimo punto sulla sfera celeste, chiamato anno sidereo. Questa differenza dell'anno sidereo dall'anno tropico è la prima grandezza da conoscere per il calcolo del tempo, ma non è sufficiente. Poiché l'anno sidereo è leggermente superiore all'anno giuliano di 365.25 giorni, e l'anno giuliano è leggermente superiore all'anno tropico, la conoscenza di queste differenze è necessaria per correggere l'errore che si compie quando sui lunghi periodi si impiega l'anno giuliano e non l'anno tropico.
La prima differenza è il fulmine e il lampo e il tuono sono le altre due. Invece di dire che sono passati, per esempio, 1488 anni, si pu˜ dire che sono passati 21 giorni, perchè
1488(As-At) = 21 giorni
Allora se si vuole indicare un numero N di anni, si può calcolare il fulmine di N mediante una proporzione: Nx21/1488 giorni. Nello stesso modo, se si conoscesse la relazione della differenza tra l'anno giuliano e quello tropico per un determinato numero di anni, il tuono di N sarà dato da NxY/K. Generalmente Y è 78 giorni e K 10000 anni oppure altre due coppie di termini proporzionali a Y e a K.
Ciò premesso, possiamo ammirare l'ingegno comunicativo di colui che ha progettato l'ornato dell'absidiola sud, ricercando nella disposizione dei termini numerici e dei simboli , non ancora tutti decodificati, la via per scrivere le relazioni intorno al fulmine e al tuono. Abbiamo già visto che in 72 anni giuliani meno un giorno vi sono 14,50;30 mesi, in notazione sessagesimale. Ora l'archetto pensile su cui vi sono 14 losanghe e 36 puntini termina su un falso capitello che riporta un fascio annodato, un nodo. In questo contesto il simbolo del nodo rimanda alla rivoluzione dei nodi lunari, il cui periodo è espresso da una relazione, propria della cosmologia arcaica che non si ritrova in nessun manuale di astronomia. Oggi si comunica il periodo della rivoluzione dei nodi dicendo che esso avviene ogni 18.6 anni. La cosmologia arcaica, come abbiamo mostrato in saggi , comunica un'altra informazione, che contiene la precedente relazione. I termini numerici per il simbolo del nodo sono quelli della triplice rosetta di 4,8,16 punte. E' questa una progressione geometrica che pu˜ essere facilmente memorizzata.
Nel tempo in cui il polo celeste compie un arco di 4o 8' avvengono 16 rivoluzioni dei nodi lunari e la differenza tra anno sidereo e anno tropico per il medesimo tempo è 4;4+8 giorni. Questa è una legge che governa il calcolo del tempo e la sua espressione, i cui termini numerici possono apparentemente essere diversi, come nella seguente relazione:
20o 40' di precessione comprendono 80 rivoluzioni dei nodi, 21 giorni di differenza- fulmine per 1488 anni. Quella che abbiamo letto sull'absidiola è semplicemente un quinto. Non sarebbe stato facile intagliare una triplice rosetta con 20,40 e 80 punte.
L'ulteriore passo è quello di scrivere una tra le possibili relazioni per la differenza-tuono. Sull'archetto pensile sopra le tre rosette sono indicati tre gruppi di cinque unità. Dato che la differenza annuale tra l'anno giuliano e quello tropico è molto piccola non possiamo pensare di sommare, ma dobbiamo moltiplicare i tre termini.
Per 5x5x5 = 125 anni la differenza-tuono è data da 0;72-14,66-36 giorni = 0;58,30 giorni
La relazione trovata è semplicemente quella che risulta dividendo per 80 la relazione classica che afferma che in 10000 anni la differenza dell'anno giuliano dall'anno tropico ammonta a 78 giorni oppure al numero triangolare di lato 12.
Si osservi come la disposizione spaziale degli elementi sia coordinata alla successione delle domande che ci siamo posti. L'archetto dei mesi è posto sotto il gruppo finale dei numeri triangolari tronchi della prima lastra. Il simbolo del nodo si trova sul falso calpitello dell'archetto e di quello adiacente. Nell'intradosso di questo v'è la triplice rosetta per la corrispondenza dell' arco di precessione, il numero di rivoluzioni dei nodi lunari e la corrispondente differenza dell' anno sidereo dall' anno tropico. Sull'archetto viene infine indicato il numero di anni per i quali la differenza dell'anno giuliano dall'anno tropico è data dalla differenza di 72 e 14 e di 66 e 36. Riconoscere che i termini calcolati siano del primo e del secondo ordine di sessantesimi dipende dalla competenza astronomica richiesta al destinatario di quel documento.
In questo modo nell'absidiola sud viene comunicato tutto quanto concerne il calcolo del tempo e il passaggio dal sistema cronologico arcaico a quello cristiano in anni a.C. e d.C. e viceversa. Senza la conoscenza di queste relazioni risultano vani i tentativi di squarciare il velo sui testi e le immagini antiche, contenenti riferimenti numerici, come, ad esempio, quelli omerici su Scilla e Cariddi o sui doni del sacerdote di Apollo ad Ulisse, o come quelle divisioni che Dante espressamente pone ai suoi sonetti e commenta nella Vita Nuova.
Siamo ora in grado di calcolare i mesi corrispondenti a 66o e a 65o di arco di precessione. La differenza tra l'anno giuliano e l'anno tropico per 4752 anni è
4752x 0;58,30/125 = 37.0656 giorni
Poiché la differenza (66-37.0565 = 28.9344 giorni) è approssimativamente un mese lunare , si avrà che i mesi corrispondenti all'arco di precessione di 66o saranno (58773 + 1) mesi, essendo 4752x365.25 - 66 = 66x890.5 mesi = 58773 mesi. Per 65o si trova per semplice differenza che i mesi sono 57883.5.
Questi sono i parametri del sistema di calcolo del tempo indicati nell'absidiola sud e il
calcolo delle longitudini del sole
ai noviluni e ai pleniluni si basa sul ciclo lunisolare di 4752 anni pari a 58774 mesi lunari, con la suddivisione del percorso apparente del sole nei due archi di 175o e 185o conformente alla struttura della cosmologia arcaica.
Se con questi parametri il sistema cosmocronologico è completo, tuttavia manca il legame ad eventi della storia particolarmente significativi per l'uomo medioevale della seconda metà del XII secolo. La discussione su questo punto però esula dai limiti della presente comunicazione. Il lettore attento e capace di calcolare potrebbe cercare di trovare la data corrispondente al plenilunio individuato dalla sequenza sessagesimale 18,36,54 mesi, sequenza ben indicata con i primi tre gruppi di numeri triangolari tronchi. Questo plenilunio si trova a 7809 ( 2,10, 9) mesi dopo il primo della nostra era.
Non c'è dubbio che l'importanza di San Secondo di Cortazzone per lo studio della comunicazione analogica e iconica del sapere cosmologico arcaico nella cultura medioevale sia unica e abbia la stessa funzione che ebbe per le nostre ricerche il riquadro dell' anfora di Milo per la conoscenza della cultura arcaica greca, ricerche pubblicate nel N.2 dei Quaderni di storia della Fisica.
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