APOKALUCIS IVANNOU
Il primo versetto designa il contenuto, l'Apocalisse di Ges Cristo, che Dio gli diede, affinch fosse mostrato ai suoi servi ci che doveva avvenire tra breve e che signific mediante il suo (di Dio) angelo al veggente. Chiaramente lo scrittore fa riferimento ad una "profezia" che Ges avrebbe ricevuto su ci che doveva capitare, il cui tempo imminente fu significato mediante un angelo allo stesso scrittore. Quando nella vita di Ges gli fu data tale rivelazione e quando nella vita dello scrittore gli fu significata? Se non si cerca di rispondere a questa doppia domanda tutto il contenuto del messaggio non risulta pi eloquente. La rivelazione che Ges ricevette fu quella narrata durante l'apertura dei cieli, durante il Battesimo. Quanti mesi lunari erano passati dal tempo della sua nascita? L'evento dell'apertura dei cieli al Battesimo legato ad un'eclissi solare totale e pertanto si situa rispetto al Natale non a 7 mesi ma a 7,0 mesi, meglio al novilunio precedente: Quando venne significato allo scrittore l'imminenza della sua realizzazione? Tenendo presente che i discepoli meditarono il significato dell'evento della Croce e quindi con il pensiero andavano a quella Pasqua. Avremo dunque: In questo breve testo compare ben 11 volte il numerale sette riferito alle chiese d'Asia, agli spiriti che stanno innanzi al trono di Dio, ai candelabri d'oro, alle stelle. Nell'ultimo versetto (Apoc.I,20) viene data la spiegazione della visione: le sette stelle sono angeli delle sette chiese e i sette candelabri sono le sette chiese. Non c' un riferimento ai sette spiriti del versetto 4. La successione la seguente: sette chiese, sette spiriti (I,4) sette chiese (I,11), sette candelabri (I,12), sette stelle (I,16). Anche se non sappiamo la ragione dell' equivalenza delle sette stelle con gli angeli delle sette chiese, tuttavia questa equivalenza contiene una preziosa informazione, altrimenti non sarebbe stato possibile comprendere in che modo un angelo potesse significare l'imminenza di un tempo. Non certo osservando di notte le stelle che possibile "veder gli angeli". Allora c' qualcosa che appartiene alle stelle e al tempo, alla relazione delle stelle al tempo. Questa relazione si chiama nel nostro linguaggio scientifico "longitudine". Pertanto, necessario ricercare quale sia la stella, la cui longitudine signific allo scrittore, l'imminenza dell'evento rivelato a Ges e profetizzato. La vera e propria narrazione inizia al versetto 9, con il quale Giovanni narra di una visione avuta nel "giorno del Signore", cio di Domenica, nell'isola di Patmos, dove era stato deportato. Il tempo della visione non identico a quello della significazione mediante l'angelo. Ud una voce alle spalle che gli ordinava di scrivere ci che vedeva e giratosi vide sette candelabri d'oro, in mezzo ai quali "uno simile a figlio d'uomo". I sette candelabri d'oro rimandano al culto nel Tempio di Gerusalemme e precisamente al primo Tempio. L'eredit di tale culto pass alle sette chiese d'Asia. Cos il tempo della visione rispetto al Tempio di Salomone segnato da un arco di precessione di 2 volte sette gradi e sette diviso 2 primi, cio 14 3' 30" pari a 12519 mesi. Per il lettore colto e conoscitore della tradizione giudaica non era difficile sapere che la visione avvenne ad un novilunio. Avremo pertanto che il tempo della visione dato da 7,14;30 mesi dopo la Pasqua della Passione di Ges. Lo schema temporale che sottende la narrazione fin qui analizzata il seguente: Due questioni rimangono aperte. La prima riguarda il tempo in cui la stella segn l'equinozio di primavera, espresso rispetto all'origine e la seconda perch c' in questo capitolo e nei seguenti una specie di ossessione per il numero sette. Al versetto 16 c' l'occorrenza di sette stelle. Partendo da Marco gi possibile sapere che la stella, la cui longitudine signific allo scrittore l'imminenza della profezia di Ges, alpha Piscium. Nella storia seguente l'era dei cristiani veniva connessa all'era dei Pesci, avendo i cristiani mutato il riferimento dal regno di David, proprio della tradizione giudaica (Qumran compresa), a cui essi non potevano pi riferirsi come propria tradizione a quello di una stella. Alpha Piscium segn l'equinozio di primavera per DT = 16,4,43;30 mesi. La sequenza numerica risolvibile nei numeri dei versetti in cui c' l'occorrenza del numerale sette, 16,4,11+12+20. Per la stella per l'origine dei cristiani = 0 Alla seconda questione si pu rispondere osservando come il tempo della Pasqua fosse fondamentale per i cristiani e la memoria del tempo della Pasqua della Passione e Risurrezione non potesse essere consegnata ad un racconto n ad un sistema di calcolo calendariale. Solo mediante la longitudine del sole poteva essere trasmessa la sua memoria. Da ci la ripetizione del numero sette, non ascrivibile semplicemente ad un aspetto caduco della cultura giudaico-cristiana, suggeriva la longitudine del sole al novilunio di primavera, 14 giorni dopo capitava generalmente il plenilunio. Consultando le tavole astronomiche, il 29 marzo del 32 d.C. che capitava di sabato, coincideva con il novilunio con il sole a poco pi di 7. Nella prima miniatura del maestro di Bamberga Cristo porge al veggente un libro chiuso, sulla cui copertina sono segnate sette gemme e 30 perline. Sulla base del versetto 20 con sei occorrenze del numero sette possiamo pensare che il sole al novilunio si trovasse a 7 35' e al plenilunio a 21 42'. Il tempo della prima visione dell'Apocalisse coincide con il novilunio del 31 maggio 67 d.C., nel giorno della domenica, con eclissi solare visibile a Patmos con fase massima al tramonto, quasi un anno dopo l'inizio della rivolta giudaica che port nel 70 d.C. alla distruzione del Tempio. Apocalisse di Bamberga. 1000 d.C.II miniatura (part.) |