Botticelli - La nascita di Venere

BOTTICELLI

La lettura simbolica e astronomica della Nascita di Venere



    Antichi poeti greci scrivevano per le loro gare di poesie inni agli dei e con la memoria di un Inno ad Afrodite, che la tradizione attribuì ad Omero, nel quale lo sconosciuto poeta celebrava la nascita della dèa, trasportata sui flutti del mare dal vento di primavera Zefiro nel tempo equinoziole e adornata di gioielli e vestita dalle Ore, Botticelli trascrisse, immortalandola in uno spazio pittorico senza tempo, la stessa idea di bellezza che nella Firenze della seconda metà del XV secolo circolava tra i poeti, pittori e filosofi, che con entusiasmo si misero alla scuola della Accademia platonica di Marsilio Ficino. Venere pudica su una grande conchiglia è appena giunta dal mare alla terra dove l'Ora equinoziale si accinge a coprirla con un manto trapuntato di margherite, mentre in posizione simmetrica Aura abbracciata a Zefiro in una pioggia di fiori, continua con Zefiro a soffiare una dolce brezza di primavera. Agli storici dell'arte e alla loro metodologia lasciamo la ricerca dei modelli iconografici classici a cui il pittore si ispirò. A noi importa ora ricercare la genesi e lo schema che sottende questa composizione.
    Poiché nella Primavera la data equinoziale (14,3,1319) era indicata secondo la lettura dell'ing.Giancarlo Gianazza dalle dita è necessario ora osservare la disposizione delle dita delle mani di Venere. Se qualcuno trovasse da ridire su questo sistema di indicare domandando ironicamente perché non si contano le dita dei piedi, risponderemmo che in tutte le culture la mano mostra e l'atto dell'indicare deriva dall'indice puntato e nei testi di Aritmetica fino al 1700 veniva insegnato il sistema di indicare i numeri mediante le dita e le falangi. Beda il Venerabile (673-735) si serviva delle sue 28 falangi per contare i 28 anni del ciclo solare. (...) Tutto ciò allo scopo di determinare la data della Pasqua [da Georges Ifrah, Storia universale dei numeri, Mondadori, pp.75-76]
    Nella mano in alto, sul petto, troviamo 2 e 3, mentre nell'altra compaiono tutte e 5 le dita. Non è da sottilizzare domandandosi se tutte e cinque le dita siano ben visibili.
    La conoscenza del ciclo planetario del pianeta Venere, dato dai due termini successivi alla terna 2,3,5, della successione Fibonacci, cioè 8,13, che fa corrispondere ai cinque cicli sinodici del pianeta 8 anni solari e 13 rivoluzioni sideree o zodiacali del pianeta .
    Avremo pertanto con la disposizione delle dita delle mani di Venere un'allusione al ciclo del pianeta, proseguendo la successione letta dall'alto in basso:

    5 rivoluzioni sinodiche = 8 anni solari = 13 rivoluzioni sideree.


    Ricordiamo che il ciclo degli otto anni corrispondente a 99 mesi lunari era la base dell'octaeride che comprendeva due Olimpiadi greche. E questo ciclo non si trovava in uso solo in Grecia prima che Metone introdusse ad Atene il ciclo dei 19 anni corrispondente a 235 mesi lunari, che divenne per opera di San Cirillo d'Alessandria la base del ciclo pasquale, ancora oggi in uso nella Chiesa cattolica.
    La posizione nel cielo delle stelle del pianeta Venere a ogni suo ciclo sinodico segue il percorso delle diagonali di un pentagono, il cui vertice sia posizionato al punto iniziale in cui è comparso il pianeta. A questa danza del pianeta partecipano le Cariti o Grazie e tale legge affascinò grandi astronomi e matematici greci come Eudosso di Cnido. Nella scena l'ora equinoziale subito si accinge a ricoprire la pudica fanciulla appenna giunta. C'è nell'atteggiamento pudico della dèa un'allusione ad Esiodo, là dove parla dei sentimenti del pudore e della vergogna come principio della umanizzazione, mentre l'atto dell'Ora, il cui nome potrebbe benissimo essere Dike, perché in parti eguali dura la notte e il giorno all'equinozio, trasforma l'umana fanciulla in una dèa celeste.
    Infatti le due mani, indicando complessivamente il numero 17, quella in alto 13 e quella in basso 4, anche se una delle dita si intravvede appena sotto il manto trasparente, dicono il numero dei giorni trascorsi da quel plenilunio, di cui non conosciamo ancora la data, trascorsi i quali il sole si trova all'equinozio.
    Tuttavia l'inizio di lettura del dipinto non parte dalla figura centrale e dal tempo del Natale che era pubblicamente sconosciuta, ma da sinistra da Zefiro e Aura e si pone la necessità di trovare l'indicazione di una data. Se non vi fossero Zefiro e Aura abbracciati non potremo proseguire nella lettura e nella ricerca dello schema temporale che sottende la composizione pittore. Nelle dita intrecciate di Aura si può leggere dal basso in alto, in un ordine contrario a quello usuale, il numero dell'anno (1391), mentre nella mano sinistra di Zefiro il numero del mese (3), anche se pare che siano suddivisi in 1 e 2, e in quella destra il numero del giorno 3.
    Ora si tratta di sapere se l'anno è avanti oppure dopo Cristo. L'ordine nella lettura dell'anno 1391 suggerisce che sia a.C.
    Poichè il mito della nascita di Venere proviene dalla cultura degli inni omerici è da prendere in seria considerazione il fatto che al 3 marzo del 1391 a. C. si abbia una luna nuova con triplice congiunzione Sole-Luna-Saturno, mentre al 3 marzo 1391 d.C. il giorno lunare è il dodicesimo. Si può controllare quanto affermato con calcoli planetari come è attestato dalla seguente immagine:

    La suddivisione delle 3 dita della mano destra di Zefiro in 1 e 2 risulta, se confrontato con quanto abbiamo rilevato nella successione 2,3,5 delle dita di Venere, alludere alla precedente terna della succesione Fibonacci, cioè a 1,2,3. Ogni commento sulla cultura del Botticelli e della Firenze del tempo è ora superfluo, dovendosi ancora rintracciare nel gioco delle dita di altri dipinti,come l'Annunciazione della Galleria degli Uffizi e la Calunnia, l'indicazione di date e di intervalli temporali. Infatti in quel gioco non deve essere ricercata principalmente una data calendariale, ma anche intervalli temporali, espressi generalmente, ma non esclusivamente, in mesi lunari.
    La complessità della cosiddetta Nascita di Venere è tale da consigliare un più attento esame. Tuttavia ci pare di poter affermare che l'ipotesi di leggere nel gioco delle dita date calendariali e intervalli temporali non sia semplicemente una suggestiva congettura, ma sia comprovata da riscontri, che in seguito potranno essere più numerosi.
    L'ipotesi di schema temporale che sottende la composizione pittorica, su cui stiamo ricercando è la seguente:

          Natale + 5,8,13 mesi = 17 giorni prima dell'equinozio di primavera del 1491 d.C.
        Il plenilunio pasquale capitò al 25 marzo, giorno della festa dell'Annunciazione, che al tempo di Dante segnava lo stile cronologico della cancelleria di Firenze.
          Dal 25 marzo 1491 tornando a ritroso di 5,-3,-2.5 mesi si giunge al novilunio intermedio tra due pleniluni, quello del 1491 d.C. e quello precedente il novilunio del 3,marzo 1391 a.C.
    Quattordici giorni prima, il 17 febbraio Venere si trovò agli equinozi.

    50 mesi dopo il 25 marzo 1491 si arriva al plenilunio equinoziale del 1495 indicato dalla figura femminile con il suo indice alzato nella La calunnia e 13 mesi dopo si giunge al tempo della Primavera, 98 prima si giunge al plenilunio pasquale del 1485, cioè al 31 marzo, che si trova a 5,7,9 mesi lunari dopo il tempo simbolico dell'Annunciazione. L'intervallo dei mesi lunari si trova chiaramente espresso nella disposzione delle mani. Si osservi come la mano dell'angelo, posta in corrispondenza alla mano destra della Vergine, presenti ben visibili quattro dita suddivise a due a due. Si potrebbe però leggere diversamente

    TAnnunciazione + 5,5+2,2-5 mesi
    che porta al plenilunio di 12 mesi prima, sabato 10 aprile, con Domenica di resurrezione il giorno successivo

    Nel tempo in cui fioriscono i gigli, al plenilunio pasquale di un certo anno, ad esempio, il tempo trascorso dall'Annuncio dell'Angelo fu di 5,7,9 mesi lunari oppure di 5,7,-3 mesi. Questo è ciò che il dipinto comunica. Il giglio come simbolo di Firenze esprime il fatto che l'Annunciazione dell'Angelo avvenne di primavera e che il tempo sia stato calcolato nella cancelleria dall'epoca medioevale ab Incarnatione, cioè dalla festa liturgica dell'Annunciazione, il 25 marzo del 1 d.C. In questo quadro il particolare con la tomba scoperchiata, domenica di resurrezione, e con il velo della Veronica, venerdì santo, posssono far ritenere che dall'Annunciazione siano passati 5,7,-3 mesi, con plenilunio pasquale alla domenica di Pasqua all'undici aprile, che ricorda un'altro undici aprile capitato di venerdì, tanti anni prima.

    Al lettore spaventato dal peso dei calcoli consigliamo di scaricare il programma per il sistena Windows 98 o per il sistema MacOS andando alla pagina del programma Kronos che insieme alla pagina del calendario perpetuo in javascript permette il controllo di tutto quanto è stato affermato, eccetto per il calcolo delle longitudine planetarie, che potrà essere controllato solo da chi utilizza un sistema MacOs, andando alla pagine delle risorse in rete di SuperCard.
    Alcuni storici dell'arte avevano già rilevato il linguaggio delle mani nei dipinti del Botticelli. Possiamo ora affermare che tale gioco non è solo espressivo dell'interiore atteggiamento dei soggetti, ma costituisce un codice numerico come si riscontra nella tempera su tavola dell'Annunciazione e nella Primavera per la data equinoziale del 14 marzo 1319, rilevata per la prima volta dall'ing.Giancarlo Gianazza e nella Nascita di Venere, come esposto in questa pagina. Sia in un dipinto come nell'altro Botticelli ci ha dato, e lo possiamo affermare per averlo mostrato, una compiuta icona del sapere arcaico, degno erede ed interprete della grande pittura greca classica ed arcaica.


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