COSMOLOGIA ARCAICA
Sezione Indiana
I parametri del Surya Siddhanta
Da Otto Neugebauer, Le scienze esatte nell'antichità, Feltrinelli 1974, pag. 207:
Canone principale dell'astronomia indiana va considerato il Surya Siddhanta. Si suppone sia stato rivelato dal Sole (Surya) alla fine dell'Età dell'Oro (2 163 102 a.C.) a un certo Maya Asura. Alcuni manoscritti contengono anche l'ordine che il Sole diede a Maya: "Va dunque alla città di Romaka, tua residenza; colà, incarnandomi nella forma di un barbaro, per effetto di una maledizione di Brahma, ti impartirò questa scienza." Troviamo qui uno stretto parallelismo con un passo di Vahara Mihira: " I Greci, infatti, sono stranieri, ma da loro questa scienza [l'astronomia] è in uno stato fiorente". Le origini del Surya Siddhanta vengono fatte risalire dagli studiosi moderni al 400 d.C. circa, mentre la versione di cui attualmente disponiamo è più recente e risale forse al 1000 d.C. Che quest'opera contenga parecchie sezioni molto più e assai primitive, combinate in maniera alquanto
sorprendente con la teoria greca del movimento epiciclico, è apparso evidente a tutti gli studiosi, da al-Biruni in poi: questi aveva infatti caratterizzato in maniera abbastanza energica la letteraturamatematica e astronomica indiana come " una mescolanza di gusci di perla e datteri acidi, o di perle e sterco, o di cristalli costosi e sassolini comuni."
Nel Surya Siddhanta vengono riportati alcuni parametri per i cicli relativi al sole, la luna e i pianeti, che si ritrovano anche nel "Testo di Aryabhata", cioè nell'Aryabhatya. La questione che tratteremo riguarda solo i cicli lunisolari e cercheremo di rispondere se tali parametri sono riconducibili alla struttura della Cosmologia arcaica, distinguendola dalla struttura della scienza ellenistica e dalla questione delle fonti e dell'interscambio culturale tra le varie culture.
Se è noto che i primi astronomi arabi alla corte di Al-Mansur derivarono le loro conoscenze dalla Persia e dall'India, è altresì dimostrato che l'astronomia indiana precedentemente fu debitrice dell'astronomia greca. Ora questi parametri non derivano dai Greci o Romani (città di Romaka), ma da una precedente tradizione, che secondo alcuni nella versione hindu sarebbe completa.
Non sappiamo rispondere alla supposta e antichissima tradizione della cultura dei Veda, ma siamo in grado di controllare se tali parametri derivano da una variazione dei parametri della Cosmologia arcaica.
Risulta evidente che i dati per la luna non si conciliano con quelli con il sole. In altri termini 53.433.336 mesi lunari non fanno 4.320.000 anni. Ipotizzare un'errore nella trasmissione del testo sarebbe una scorciatoia metodologicamente inamissibile, anche se pare sia un costume assai diffuso tra i filologi.
Alla base dei parametri dati nel Surya Siddhanta è possibile
invece che vi sia il presente sistema arcaico, i cui rispettivi rapporti (177/175; 21/1488; 53.64/10000 oppure 67/12500) permettono appunto di porre 53.433.336 mesi lunari = 432.000 anni siderei = 1577917828 giorni e 1582237828 rotazioni,
sistema indicato dalla seguente tabella:
Interessanti questioni su Aryabhata sono state trattate da
James Q. Jacobs, con una metodologia di confronto tra i parametri antichi e il calcolo, secondo le formule astronomiche, del tempo in cui tali parametri erano validi.
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