Sefer Yezirah

Il principio temporale dello Sefer Yezirah

    Si ammetta che a Tau segni l'equinozio di primavera quando dal To siano trascorsi 21780.5 mesi e che il tempo dell'Annunciazione a Maria cada a 59133 mesi dall'origine. Il riferimento alla stella del Toro per comunicare intervalli temporali era proprio della tradizione dei poeti romani.
    Ora, se qualcuno avesse voluto riferire all'origine nella costellazione del Toro il tempo simbolico dell'Annunciazione, determinato dalla struttura del cosmo, ( il cui sapere si chiamava sapienza, da cui veniva derivato il tempo simbolico della nascita del Messia,) avrebbe trovato per la parte intera dei mesi la sequenza 10,22,32 mesi. Per un latino o un greco quella sequenza non era eloquente, non coincideva con nulla, eccetto il primo termine, mentre per un ebreo colto della diaspora la cui lingua aveva un alfabeto di 22 lettere, dopo la catastrofe della distruzione di Gerusalemme e l'interdizione imperiale di ritornare ad Aelia capitolina, come era stata rinominata Gerusalemme, fu lo spunto per comunicare e nascondere nello stesso tempo, in riferimento alla cultura vincente dei Romani, la chiave per la lettura della propria tradizione, senza far esplicito riferimento ad una attesa messianica che fu per la sua stirpe così tragica. Quel testo, il primo della filosofia ebraica è conosciuto come il Sefer Yezirah, il Libro della creazione o della formazione. Divenne il testo da commentare per i cabalisti medioevali. I primi due paragrafi del primo capitolo sono molto eloquenti:

    «1. In trentadue misteriosi sentieri di saggezza ha scolpito YHWH Sebaot, Dio d'Israele, Dio vivente e Re del mondo; Dio potente, pietoso e misericordioso, "che risiedi in eterno nelle eccelsità ed il cui nome è santo", E ha creato il mondo con tre forme di espressione: con il numero, con la lettera e con la parola.
    2. Dieci sephirot beli-mah e ventidue lettere fondamentali: tre madri, sette doppie e dodici semplici.» (trad. di Gadiel Toaff,Carocci 1979).

    Dire che ci troviamo innanzi al puro enigma significa esprimere solo lo sconcerto per una tale forma di comunicazione e gli studiosi non vanno oltre la constatazione che l'autore esprime una speculazione tra le lettere dell'alfabeto e i numeri, relazione che fa pensare a qualche tarda scuola pitagorica, dato che la prima menzione attestata del testo è del VI secolo circa, nel cui tempo la maggior parte degli studiosi colloca l'autore della redazione del testo pervenutaci. L'autore decodificò, secondo noi, la seconda sequenza, quella trasmessa oralmente, e la inquadrò nella tradizione della storia della salvezza con il primo paragrafo.
    È quasi incredibile la condensazione di informazioni che sono racchiuse in questi due brevi ed enigmatici paragrafi, soprattutto nel secondo, che richiede un algoritmo algebrico di tipo matriciale per essere decodificato. Nasceva con quel testo la crittografia del sapere arcaico comunicata dapprima oralmente con semplici sequenze numeriche senza alcuna proposizione.
    Se distinguiamo il tempo del racconto da quello della redazione del testo e quello intermedio è possibile venire a capo dell'enigma e trovare che il tempo del racconto è il primo plenilunio (59205 mesi dall'inizio) dell'era cristiana che porta il tempo della redazione al 556 e il tempo intermedio al 156. Nel 556 il cambiamento di origine per il calcolo della Pasqua cristiana era già stato proposto da Dionigi il Piccolo, la cui data di morte, molto controversa, va dal 525 al 550.

    Tempo racconto + 32,0 mesi lunari = Tempo iniziale + 22*(3° 7' 12") = L° sole 10*(3° 7' 12")
    Tempo intermedio + 3;7,12 giorni di tuono (4947.5 mesi) = Tempo redazione testo
    Tempo del racconto – 1,3 mesi = Natale di Cristo = Trono di Dio.

    Abbiamo ricordato lo Sefer Yezirah all'origine del pensiero ebraico per mostrare che il tema trattato – Sapienza creatrice – Trono di Dio - Natale del Messia – è presente anche là dove pare che non vi sia nessun esplicito riferimento, eccettuato quello al Trono (poni il Creatore sul suo trono, Sefer I,4), a patto però che il codice ritrovato della cosmologia arcaica faccia vedere la storia della salvezza secondo le lancette dell"orologio della notte e del giorno di Dio".

    Poiché quel codice ritrovato della cosmologia arcaica è esemplarmente presente nell'opera di Dante, si può constatare come Dante stesso ci permetta di leggere testi che non sono stati da lui conosciuti, composti però secondo il codice arcaico.
    Si deve comprendere infatti che l'evento del Natale del Messia, che direttamente rimanda al Trono di Dio e alla Sapienza, che al principio era presso Dio, è un evento cosmico-storico, la cui rilevanza sul piano della conoscenza della storia e del cosmo, è indipendente dalla relazione di fede o meno alla persona di Gesù di Nazareth, indipendente e non contraria alla fede, irriducibile ad essa e non sostituibile dalla dimensione della fede o della non fede.

Ritorna




© 1999 Proprietà letteraria riservata