Relazione al Congresso CE.I.S.LO.
Santa Maria La Vite - Olginate
13-14 settembre 1997
Estratto dagli ATTI
Tutti noi avvertiamo che sul finire di questo secolo il nostro mondo sta scomparendo e il nuovo, che non sappiamo
ancora riconoscere, si impone a scala mondiale mediante l'incontro delle tecnologie dei media con quelle dell'informatica,
per una società dell'informazione, come si dice oggi, offrendo all'individuo, che possiede a casa un personal computer
collegato alla rete telefonica, possibilità impensabili fino a pochi anni fa. Il mutamento cui assistiamo
da una parte ci esalta, ma dall'altra ci preoccupa e ci fa pensare. Infatti ogni innovazione tecnologica nella comunicazione comporta nel tempo un mutamento culturale, che
fa dimenticare la specifica cultura legata al peculiare e precedente strumento di
comunicazione, e una trasformazione nella comprensione della stessa tradizione.
INAUGURAZIONE DEL CORSO DI PERFEZIONAMENTO 12 Maggio 2000
Quando si impose la scrittura alfabetica fonetica come processo di
autoformazione individuale, mediante lettura e scrittura di testi, e non semplicemente come
registrazione delle merci o delle offerte al tempio o delle leggi (Solone ad esempio), tutto il
precedente mondo arcaico, legato alla oralitą, divenne progressivamente irrilevante e i
documenti di tale cultura - racconti del mito e composizioni figurali - ad un certo punto
della storia non furono più compresi secondo il loro codice di formazione, ma
secondo la diversa cultura di un lettore che non era più il destinatario di
quel documento. Nella storia vi sono momenti di continuità e momenti di rottura, qualcosa continua nel nuovo e qualcos'altro viene dimenticato
perché ritenuto irrilevante.
La scomparsa della civiltà del libro, civiltà che si impose progressivamente con
la invenzioni dei caratteri mobili a stampa, è oggi una possibilità vicina:
infatti se i libri non vengono più letti, compresi e amati, è ovvio che nuta anche
la importanza della conoscenza colta della lingua e dell'esperienza di vita che si costituisce
ed esprime mediante essa e di una competenza linguistica formatasi nella lettura
degli autori. Tuttavia può essere pertinente ricordare l'osservazione di Rosmini,
secondo la quale l'imposizione di leggere libri scritti male, senza intelligenza e senza vita,
è all'origine del rifiuto, terminata l'età scolare, di leggere libri.
Possiamo ricordare, a tale proposito, che all'inizio di questo secolo in Toscana, e non solo in Toscana, si potevano
incontrare contadini che recitavano interi canti della Divina Commedia, mentre oggi uno studente del liceo classico, di quel che
è rimasto del liceo classico, prova una difficoltà quasi insormontabile ad accedere e
a gustare (sapere) l'universo di Dante. C'è da dire che il mondo contadino dell'inizio
secolo condivideva ancora in parte l'esperienza del mondo della vita che era stata di Dante, mentre l'iter
scolastico del liceo non è più in grado di colmare la frattura abissale tra il
mondo d'oggi e quel mondo medioevale che ha formato l'Europa.
L'introduzione della comunicazione multimediale nella scuola d'oggi, secondo il programma
del Ministero della Pubblica Istruzione, se per un verso è lodevole per l'acquisizione
di strumenti informatici, dall'altro comporterà conseguenze culturali difficili da prevedere.
Certamente se qualcuno pensasse che sapere usare il computer possa sostituire il processo
di formazione legato alla lettura e alla scrittura degli autori e dei testi scientifici, perché esso permette di "navigare
tra le informazioni", che da sole danno conoscenza, o di accedere immediatamente ad una massa di informazioni e di dati, sbaglierebbe di grosso l'obiettivo formativo della
scuola. Quando va bene si acquisisce una competenza a scrivere in linguaggi procedurali gli algoritmi adatti
a risolvere classi limitate di problemi cioè a comunicare agli automi i passi che devono essere compiuti,
una comunicazione ben diversa da quella che si sviluppa nel dialogo interpersonale o nel prendere
la parola nelle diverse situazioni pubbliche. Quando si interroga una banca dati, ciò che
in realtà viene ricercato non è un dato o un'informazione, in quanto dato
o in quanto informazione, ma semplicemente una sequenza di 0 e 1, che verrà visualizzata secondo
il nostro codice alfabetico e secondo un quadro predefinot, e l'informazione
per noi si struttura secondo quel quadro pre-definto. Ma non è sufficiente conoscere i caratteri
per saper leggere nel senso compiuto del termine, sapere cioè raccogliere ciò che è
rilevante rispetto alla motivazione di leggere un testo, sia questo di letteratura o
di scienza; infatti il legere richiede la capčacità esercitata di sapere imparare
da quel testo. Se non si conosce la storia dei mutamenti nella forma di comunicazione del sapere medianteParola,
Immagine, Scrittura, non si comprende nemmeno ciò che la scrittura alfabetica fonetica
e la conseguente civiltà occidentale del libro hanno reso obsoleto - il sistema iconico-narrativo
della comunicazione - che diviene pertanto incomprensibile a chi sa solo ciò
che legge scritto e non apprende, interrogandosi, da ciò che è comunicato.
Ed è così strutturalmente incomprensibile da essere semplicemente celata e rimossa
la stessa incomprensibilità.
La scrittura alfabetica fonetica è una particolare forma di comunicazione, ma da sola
è inadeguata a comunicare conoscenza del contesto del mondo della vita che non è
più il nostro, soprattutto in quei campi resi obsoleti dalla conoscenwa scientifica. Si
possono ripetere le formule del passato, ma si rimane ai sintagmi della memoria, senza che
questi siano detti e compresu secondo un principio di intelligenza. In questo modo si giungerà alla fine al rifiuto
di quelle formule. Questa è una delle ragioni profonde del fallimento della istituzione
scolastica nel formare la classe dirigente di un paese, insieme alle scelte politiche,
operate in Italia negli anni '60 e al modo in cui sono state concepite ed attuate.
L'elaborazione automatica del dati secondo procedure sequenziali, caratteristica del computer,
si pone pertanto al termine del processo iniziato con la rivoluzione operata dalla
invenzione della scrittura alfabetica fonetica: ma dobbiamo distinguere l'apprendimento della
lingua dall'apprendimento del sapere scientifico. Si sa ormai che l'apprendimento dell'uso del computer in età
pre-scolare comporta sicuramente una grandissima abilità operativa, come quella che i ragazzi mostrano
nell'uso dei vieogiochi; tuttavia essa si accompagna ad una rilevante mancanza nella
competenza linguistica e grammaticale. L'apprendimento primario della lingua avviene infatti nella famiglia,
in un contesto affettivamente e culturalmente orientato, poiché viene appresa non solo
l'espressione linguistica, ma anche l'intenzionalità profonda di chi parla mentre si sta strutturando lo schema
corporeo del bambino. Questo intendiamo con "cultura orale" vicina a quella "lingua
naturale e totale che è l'agire nella realtà" di P.P. Pasolini, che rilevò gli effetti perversi
della comunicazione di massa sull'agire comunicativo degli individui.
Chi non ha un "tu" cui rivolgersi all'interno di un "noi" ben difficilmente formulerà
frasi di senso compiuto se non ricorrendo a stereotipi linguistici e a comportamenti
e atteggiamenti appresi dai media in modo mimetico. "Parlare in modo non bello, non solo è
contrario alle regole della musica, ma genera un che di male nelle anime" (Fedone,
115 d) fu l'ultimo insegnamento di Socrate, riportato da Platone, indirizzato a chi aveva confusa la
sua attuale presenza con il "suo" futuro corpo senza vita. Alla luce di quest'ultima consegna
socratica, l'apprendimento della lingua appare non già quello di uno strumento che si usa quando
sia necessario, ma ciò che permette all'uomo di compiere un percorso e di rendersi
conto del percorso compiuto.
L'esercizio della scrittura, inoltre, permette il sorgere della coscienza individuale. La capacità
dell'astrazione e della riflessione si affina mediante la pagina scritta e la lingua
si struttura in forme sintattiche sempre più complesse, determinando la nascita
e l'uso degli astratti; oggi, invece, il dominio delle comunicazioni di massa fa sì
che vi sia un ritorno ad una forma non culturalmente qualificata di oralità. Un bambino
italiano, incontrando ad es. un bambino greco, comunica mediante gesti e atteggiamenti
appresi dai cartoni animati giapponesi diffusi in tutte le televisioni del mondo, senza tuttavia ricorrere alla propria lingua.
È un agire comunicativo senza parola.
Senza una nuova via lungo la quale l'individuo, apprendendo la propria lingua materna, impari
anche a riflettere mediante dialogo e scrittura con i propri maestri, e, in seguito, nella nuova organizzazione del sapere, impieghi le tecnologie della
comunicazione non come attonito spettatore incatenato alla caverna elettronica, allora
queste tecnologie incidendo in modo così radicale sul mondo della vita,
saranno il nuovo farmaco-veleno, come fu a suo tempo, secondo Platone, la invenzione
della scrittura da parte del dio Thot. Se la scrittura può dare secondo il filosofo
greco solo l'apparenza del sapere senza quel dialogo incessante, essendo essa un
farmaco per la memoria, nuove possibilità tecnologiche alletteranno per l'apparenza
del "vivere", inducendo l'uomo a confondere l'esperienza artificiale del mondo virtuale
con quella del mondo reale, indipendentemente dai modelli di sapere e dalla cultura presente
nella integrazione di testi suoni immagini, per la costruzione dei frammentari campi virutali di esperienza.
L'animazione dell'astratto, - e astratti sono i testi, i suoni, le immagini, ecc. - per quanto accattivante, non
può sostituirsi al divenire concreto dell'uomo che insieme-ad-altri (mit-sein)
vive ed esiste in un mondo.