Virgilio e Dante

OMERO

ILIADE II,299-329

La profezia di Calcante
    Nel secondo libro dell'Iliade, per sventare l'ordine dato da Agamennone di abbandonare il campo prima della vittoria, Odisseo, su incitamento di Atena, prende la parola ricordando agli Achei in armi il prodigio che accompagnò la loro riunione in Aulide prima che le navi salpassero alla volta di Troia.

".... vediamo se è vera o no la profezia di Calcante. Sentite: lo ricordiamo bene, ne siete tutti testimoni, voi che le dee della morte non hanno portato via. Era ieri, si può dire, o ieri l'altro, che si riunivano in Aulide le navi degli Achei per recar sventure a Priamo e ai Troiani. E noi tutt'intorno alla fonte, presso i santi altari, facevamo, agli immortali, sacrifici di bestie senza difetti sotto un bel platano, dove scorreva l'acqua chiara. E allora apparve un grande prodigio: era un serpente di color rosso sangue sul dorso, l'aveva fatto venire alla luce proprio Zeus Olimpio. Sbucava fuori di sotto un altare e si lanciò sul platano: Là c'era una nidiata di piccoli passerotti , in cima al ramo più alto, rannicchiati sotto le foglie. Otto erano e nove con la madre. E là esso se li divorò tutti in mezzo ai loro miseri stridi: e intanto la madre svolazzava intorno piangendo le sue creature. Ed ecco, lui si avvolgeva in spire e d'un tratto la ghermì tra quei gridi per un'ala. E appena si ebbe mangiato i piccoli e la passera, lo sottrasse ai nostri occhi il dio che l'aveva fatto comparire. Sí ( vi ricordate?), lo rese un sasso il figlio di Crono dai tortuosi pensieri. E noi stavamo là ad ammirare l'avvenimento. Ma siccome lo spaventoso portento era capitato nel bel mezzo del solenne sacrificio, subito allora Calcante ispirato diceva: "Perché ve ne state qui muti, o Achei? Questo è un grande segno, ce lo manda il provvido Zeus: Ed ha un compimento tardivo, a distanza. La sua fama non morrà. Ecco, come questo serpente ha mangiato i piccoli e la passera - otto erano e nove con la madre - così noi guerreggeremo laggiù per altrettanti anni, e nel decimo prenderemo la città con le sue larghe strade."

trad. it. G. Tonna

        La scena raccontata è degna di una raffigurazione pittorica in cui gli elementi naturalistici dell'episodio si caricano di significati simbolici. Essa è prettamente micenea se non addirittura minoica, attestante una tradizione, anche pre-ellenica, secondo la quale la manifestazione del divino o della volontà divina avviene presso gli alberi, le fonti e gli altari di pietra.

       L'icona rappresentata nella coppa al Louvre (E 669) permette di leggere il significato cosmologico di alcuni simboli del prodigio; almeno per quanto riguarda il serpente e il volatile. Il primo indica l'incremento della distanza dal nodo ascendente lunare (DPo) corrispondente all'intervallo temporale di (DT) desegnato dal volatile. In tale coppa è deducibile la coincidenza di Po con DPo. Il serpente può pertanto significare tanto Po quanto DPo. Nel racconto vi sono ancora altri simboli, quali la fonte, l' acqua, il platano, l'albero divenuto sacro ad Apollo e l' altare.

       L'interpretazione del segno prodigioso attestante la manifestazione del futuro circa la guerra da parte del veggente è basata su una analogia tra il grande prodigio e la prossima intrapresa. La guerra terminerà al decimo anno. Questa è la profezia di Calcante. Sembrerebbe che un tale valore sia introdotto per semplice successione aritmetica, rilevante per la memorizzazione, ma senza alcun rapporto manifesto. Invece, il modo tutto arcaico di esprimere intervalli temporali mediante valori angolari di spostamento del punto equinoziale o di rivoluzione del polo celeste attorno al polo dell'eclittica mopstra che un tale rapporto esiste e non per semplice successione aritmetica. Il modo in cui viene raccontato l'episodio, avendo il serpente divorato prima i piccoli e poi la madre, suggerisce di trascrivere l'intervallo temporale in questo modo:

    DT = 8' (8+9)"

    che corrisponde, riducendo in secondi e dividendo per cinquanta, a

    9.94 anni

    in conformità a quanto affermato nel testo. L'operazione compiuta sui dati numerici è stata condotta tenenedo conto di una analogia tre le coppie dei due significanti/significati:

    passerotti/primi      madre/secondi

    Come il secondo termine numerico del testo omerico comprende "madre e passerotti", così il secondo termine dell'intervallo temporale deve comprendere la somma dei due termini numerici del testo.

       Nel racconto vi sono ancora altri simboli, come quelli dell'albero, un platano, e quelli della fonte. Nella cultura minoica e in quella micenea si trovano molte raffigurazioni di alberi sacri a divinità, e, in molti racconti mitologici, sia greci, semitici ed eqizi, la manifestazione del divino o l'episodio centrale di un mito avviene presso l'albero. Questo non significa che una realtà così naturale e familiare, come quella degli alberi, racchiudesse in sè l'epifania del divino, ma che una tale realtà, assunta come signfiicante rappresenti in analogia alla sua continua crescita a partire dalle radici, il modo arcaico di esprimere intervalli temporali, in gradi, primi e secondi di spostamento del punto equinoziale. L'albero sotto cui avveniva il sacrificio riferito dal discorso di Odisseo, su cui si lanciò il serpente, designa simbolicamente il tempo trascorso a partire dal tempo zero, cioè il tempo dell'evento narrato. Il racconto, inoltre, precisa che gli Achei si trovavano attorno alla fonte, durante il sacrificio. Il valore metaforico di tale significante è sufficientemente chiaro, essendo la fonte il luogo donde sgorga l'acqua, donde essa comincia a scorrere. Individuando il significato simbolico dell'acqua si può anche sapere di quale fonte si tratti. Nel mito sull'eroe Cadmo si racconta di un drago custode di una sorgente, mentre nellinno Ad Apollo si trovano sia la fonte che la dracena, come nella coppa laconica al Louvre il guerriero uccide il serpente presso una fontana monumentale.

ENEIDE,I, 69-73

    69 incute vim ventis submersasque obrue puppes,
    70 aut age diversos et dissice corpora ponto.
    71 Sunt mihi bis septem praestanti corpore nymphae,
    72 quarum quae forma pulcherrima Deiopeia,
    73 conubio iungam stabili propriamque dicabo,
    .. .....
    78 Tu mihi quodcumque hoc regni, tu sceptra Iovemque
    79 concilias, tu das epulis accumbere divom
    80 nimborumque facis tempestatumque potentem.
    .. Giunone ad Eolo:
    69 Scatena la violenza dei venti, rovescia o sommergi le poppe
    70 o via, disperdine i corpi qua e là per il mare.
    71 Io posseggo due volte sette ninfe dal corpo superbo,
    72 tra cui la più bella di forme è Deiopeia.
    73 In un matrimonio io vi unirò indissolubile, consacrandola a te
    .. ........
    .. Eolo a Giunone:
    78 Tu questo piccolo regno,il potere e il favore di Giove.
    79 mi ottieni, tu mi dài alle mense di sdraiarmi divine
    80 e di uragani mi fai, di tempeste il signore.

    Trad. it. Carlo Carena,Opere Virgilio Utet, pag.295




Ritorna alla Primavera Nascita di Dante-Morte di Beatrice

© 2002 Proprietà letteraria riservata