IX, La parola scritta
Un occhio per l’orecchio
Da Gli strumenti del comunicare di Mc Luhan
Ecco come il principe Modupe racconta il suo incontro con la parola scritta, ai suoi tempi, nell’Africa
occidentale:
Il solo spazio affollato nella casa di Padre Perry erano gli scafali della libreria. A poco a poco arrivai a capire che i
segni su quelle pagine erano parole intrappolate. Chiunque era in grado di imparare a decifrare i simboli e a rimettere
in libertà le parole intrappolate reinserendole in un discorso. L’inchiostro tipografico intrappolava i pensieri, che non
potevano andarsene più di quanto un doomboo possa sfuggire da una fossa. Quando compresi sino in fondo ciò che
questo significava, provai la stessa emozione e lo stesso stupore di quando avevo visto per la prima volta le scintillanti
luci di Konakry. Rabbrividii per l’intensità del desiderio di imparare anch’io a fare questa cosa meravigliosa.
In netto contrasto con l’avidità dell’indigeno per la parola scritta, sono le attuali angosce dell’uomo
civilizzato. Per molti occidentali la parola scritta o stampata è divenuta un argomento molto scottante. E’
vero che oggi si scrive, si stampa e si legge assai più che in qualsiasi altra epoca, ma c’è anche una nuova
tecnologia elettrica che minaccia questa antica tecnologia basata sull’alfabeto fonetico. A causa della sua
azione nell’estendere il nostro sistema nervoso centrale, la tecnologia elettrica sembra favorire la parola
parlata, inclusiva e partecipe, a scapito di quella scritta, tipicamente specialistica. I valori occidentali, che
poggiano sulla parola scritta, sono già stati parecchio scossi da media elettrici come la radio, il telefono e la
TV. Forse è per questo che oggi molte persone a un alto livello d’alfabetismo trovano difficile affrontare
questo problema senza lasciarsi prendere da una sorta di panico morale. Inoltre, nei duemila anni e più
d’alfabetismo, l’occidentale si è pochissimo preoccupato di studiare o di comprendere gli effetti dell'alfabeto
fonetico sulla creazione di molti dei suoi modelli di cultura fondamentali. Perciò può sembrare che oggi sia
troppo tardi per incominciare a esaminare il problema.
Supponiamo che invece di esporre le stelle e le strisce, scrivessimo su un pezzo di stoffa le parole
bandiera americana ed esponessimo questo. Trasmetterebbe certamente lo stesso messaggio del
simbolo, ma l'effetto sarebbe molto diverso. Tradurre il ricco mosaico visivo delle stelle e delle strisce in
forma scritta equivarrebbe a privarlo di molte delle sue qualità in quanto corporate image e sintesi di espe-
rienza, anche se resterebbe praticamente immutato l'astratto legame che esso suggerisce. Forse questo
esempio aiuterà a capire il mutamento che subisce l'uomo tribale nel diventare alfabeta. Viene eliminato, dai
suoi rapporti con il gruppo sociale di cui fa parte, quasi tutto il sentimento emozionale collettivo. E’
emotivamente libero di staccarsi dalla propria tribù e di diventare un individuo civilizzato, un uomo organiz-
zato visivamente con atteggiamenti, abitudini e diritti conformi a quelli di tutti gli altri individui civilizzati.
II mito greco dell'alfabeto racconta che Cadmo, il re cui si attribuisce l'introduzione in Grecia delle lettere
fonetiche, seminò i denti di un drago dai quali scaturirono uomini in arme. Come tutti i miti, anche questo
riassume un lungo processo in un'immagine sintetica. L'alfabeto significò potere, autorità e controllo a
distanza delle strutture militari. Unito al papiro, segnò la fine dell'immobile burocrazia del tempio e del
monopolio sacerdotale della conoscenza e del potere. A differenza della scrittura prealfabetica, che con i
suoi innumerevoli segni era difficile da apprendere, poteva essere imparato in poche ore. L'acquisizione di
conoscenze così vaste e di capacità così complesse come quelle rappresentate dalla scrittura prealfabetica,
tracciata su materiali ingombranti come la pietra o il mattone, assicurò alla casta degli scribi-sacerdoti il
monopolio del potere. L'alfabeto, più facile, e il papiro, più leggero, meno costoso e meglio trasportabile, si
associarono per trasferire il potere dalla classe sacerdotale a quella militare. Tutto questo è implicito nel
mito di Cadmo e dei denti del drago, insieme con la caduta delle città-stato e con l'ascesa degli imperi e delle
burocrazie militari.
Per quanto concerne le estensioni dell'uomo, nel mito di Cadmo hanno un'importanza enorme i denti del
drago. Elias Canetti in Crowds and Power ci ricorda che nell'uomo, e più ancora in molti animali, i denti
sono un ovvio agente di potere. Ogni linguaggio abbonda di testimonianze sulla loro capacità di agguantare
e divorare e sulla loro precisione. E’ quindi naturale e appropriato che il potere delle lettere come agenti
d'aggressione e precisione debba essere rappresentato come un'estensione dei denti di un drago. I denti sono
decisamente visivi nel loro ordine lineare; e le lettere, non solo assomigliano loro esteriormente, ma hanno
una straordinaria capacità, ben palese soprattutto nell'intera storia dell'Occidente, di affondarsi come denti
nella materia con cui si costruiscono gli imperi.
L'alfabeto fonetico è una tecnologia del rutto particolare. Ci sono stati molti tipi di scrittura, pittografica e
sillabica, ma praticamente un solo alfabeto (fonetico) nel quale a lettere semanticamente prive di significato
corrispondono suoni semanticamente privi di significato. Questa nuda spartizione e questo parallelismo tra
un mondo visivo e un mondo auditivo erano, culturalmente parlando, rozzi e spietati. La trascrizione
fonetica sacrifica mondi di significato e di percezione presenti in forme come i geroglifici o gli ideogrammi
cinesi. Ma queste forme di scrittura, culturalmente più ricche, non potevano favorire l'improvviso passaggio
dal mondo magicamente discontinuo e tradizionale della parola tribale al medium visivo, freddo e uniforme.
Secoli di ideogrammi non hanno minacciato il compatto tessuto familiare e le sottigliezze tribali della
società cinese. Nell'Africa d'oggi, come nella Gallia di duemila anni or sono, basta invece una sola
generazione di alfabetismo per dare almeno inizio al distacco dell'individuo dalla ragnatela tribale. Questo
fatto non ha nulla a che vedere con il contenuto delle parole alfabetizzate, ma è il risultato della rottura
improvvisa tra un'esperienza auditiva e una visiva. Soltanto l'alfabeto fonetico crea una divisione cosi netta
dell'esperienza, dando a chi ne fa uso un occhio in cambio di un orecchio e liberandolo dalla trance tribale
della parola magica e risonante e dalla rete delle affinità di sangue.
Si può quindi sostenere che l'alfabeto fonetico fu la tecnologia che servi a creare 1'uomo civilizzato, gli
individui separati ma uguali davanti a un codice di leggi scritte. La separazione degli individui, la continuità
dello spazio e del tempo e l'uniformità dei codici sono le principali caratteristiche delle società alfabete e
civilizzate. Le culture tribali, per esempio l'indiana e la cinese, possono essere assai superiori alle occidentali
per la portata e la delicatezza delle loro percezioni e delle loro espressioni. Ma qui non ci interessano i valori
delle società, bensì le loro configurazioni. Le culture tribali non ammettono la possibilità dell'individuo o del
cittadino separato. I concetti di spazio e di tempo non sono né continui né uniformi, ma compassionali
e compressi nella loro intensità. E’ perché l'alfabeto è in grado di estendere i modelli di uniformità visiva e
di continuità che le culture risentono del suo messaggio.
Come intensificazione e estensione della funzione visiva, I'alfabeto fonetico diminuisce in ogni cultura
soggetta alla sua egemonia l'importanza degli altri sensi, udito, gusto e tatto. Ciò non accade nelle culture,
come la cinese, che usano caratteri non fonetici, e possono così conservare quel ricco repertorio di
percezioni generali e di esperienze profonde che tende a corrodersi nelle culture civilizzate dall'alfabeto
fonetico. L'ideogramma è infatti una Gestalt sintetica e non, come la scrittura fonetica, una dissociazione
analitica dei sensi e delle funzioni.
I risultati raggiunti dal mondo occidentale testimoniano ovviamente degli enormi meriti dell'alfabetismo. Ma
molti sono pronti a obiettare che abbiamo pagato a troppo caro prezzo la nostra struttura di tecnologie e
valori specialistici. Certo la strutturazione lineare della vita razionale derivata dall'alfabetismo fonetico ci ha
coinvolti in un groviglio di coerenze talmente evidenti da giustificare un'indagine assai più ampia di quella
svolta in questo capitolo. Forse ci sono metodi migliori su linee parecchio diverse; per esempio, la coscienza
è considerata il segno distintivo dell'essere razionale, benché nel campo totale della consapevolezza, che
esiste in ogni momento della coscienza, non ci sia niente di lineare e di consequenziale. La coscienza non è
un processo verbale. Eppure, nei secoli di alfabetismo fonetico, abbiamo ritenuto che la catena delle
deduzioni fosse il segno principale della logica e della ragione. La scrittura cinese conferisce invece a ogni
ideogramma un'intuizione totale dell'essere e della ragione che lascia soltanto una minima parte alla
sequenza visiva come segno di sforzo mentale e di organizzazione. Nella società alfabeta occidentale è
ancora plausibile ed accettabile dire che una cosa consegue a un'altra, come se esistesse una causa
capace di determinare una sequenza del genere. E’ stato David Hume a dimostrare nel Settecento che in
nessuna sequenza naturale e logica esiste un nesso di causalità. La sequenza è soltanto additiva, non
causativa. L'argomentazione di Hume, disse Immanuel Kant, mi ha destato dal sonno dogmatico. Ma
né Hume né Kant seppero individuare nell'invadente tecnologia dell'alfabeto la causa nascosta della fede
occidentale nella logicità della sequenza. Oggi nell'era elettrica ci sentiamo liberi di inventare logiche
non lineari come geometrie non euclidee. Persino la catena di montaggio, metodo di sequenza analitica atta a
meccanizzare ogni tipo di fabbricazione e di produzione, cede ormai il passo a forme nuove.
Soltanto le culture alfabetiche hanno sinora utilizzato sequenze lineari coerenti come forme che permeano le
organizzazioni psichiche e sociali. La frantumazione di ogni tipo di esperienza in unità uniformi al fine di
produrre un'azione più rapida e un mutamento di forme (conoscenza applicata) è stato il segreto del potere
dell'Occidente sull'uomo e sulla natura. E’ questa la ragione per cui i programmi industriali nel mondo
occidentale sono stati involontariamente così aggressivi e i programmi militari, a loro volta, cosi industriali.
Entrambi sono infatti determinati dall'alfabeto per quanto riguarda la tecnica di trasformazione e di controllo
atta a rendere uniformi e continue tutte le situazioni. Questa procedura, già evidente persino nella fase
greco-romana, s'intensificò ancora di più con l'uniformità e la ripetibilità del meccanismo gutenberghiano.
La civiltà si costruisce sull'alfabetismo, in quanto esso è il trattamento uniforme di una cultura mediante il
senso visivo esteso nel tempo e nello spazio dall'alfabeto. Nelle culture tribali l'esperienza è organizzata da
una vita sensoriale prevalentemente auditiva che reprime i valori visivi. L'udito, a differenza dell'occhio che
è freddo e neutrale, è iperestetico, delicato e onnicomprensivo. Le culture orali agiscono e reagiscono
simultaneamente. La cultura fonetica fornisce agli uomini mezzi per reprimere i propri sentimenti e le
proprie emozioni quando sono impegnati in un'azione. Agire senza reagire e senza essere coinvolto è il
singolare vantaggio dell'alfabeta occidentale.
II romanzo The Ugly American descrive la serie interminabile di gaffes compiute da americani civilizzati e
visivi di fronte alle culture tribali e auditive dell'Oriente. In certi villaggi indiani è stato recentemente
installato, come esperimento di civilizzazione dell'UNESCO, un acquedotto, con la sua organizzazione
lineare di tubi. Ma gli abitanti di questi villaggi chiesero ben presto che i tubi venissero rimossi perché
pensavano che l'intera vita sociale della comunità fosse stata impoverita da quando non era più necessario
che tutti attingessero al pozzo comune. Per noi i tubi sono una comodità. Non li consideriamo un fatto di
cultura o un prodotto dell'alfabetismo, come non pensiamo che l'alfabetismo modifichi le nostre abitudini, le
nostre emozioni o le nostre percezioni. Per i popoli non alfabeti è invece assolutamente ovvio che le
comodità più banali indicano mutamenti culturali radicali.
I russi, meno permeati degli americani dai modelli della cultura alfabeta, incontrano minori difficoltà nel
capire gli atteggiamenti degli asiatici e nell'adeguarvisi. Per l'Occidente l'alfabetismo si traduce da tempo in
tubi, prese, strade, catene di montaggio e inventari. Forse la sua più potente espressione è il sistema dei
prezzi uniformi che penetra anche nei mercati più lontani e accelera il movimento delle merci. Persino le
nostre idee sulle cause e gli effetti hanno assunto da tempo la forma di cose in sequenza e successione,
concetto che a ogni cultura tribale o auditiva appare molto ridicolo e che ha perduto la sua importanza
primaria anche nella nuova fisica e nella nuova biologia.
Tutti gli alfabeti in uso nel mondo occidentale, da quello russo a quello dei baschi, dal portoghese al
peruviano, derivano dalle lettere greco-romane. I1 fatto che essi scindano la vista e il suono dal contenuto
verbale e semantico ne fa una tecnologia estremamente radicale per la trasposizione e l'omogeneizzazione
delle culture. Tutte le altre forme di scrittura sono state poste al servizio di una sola cultura e sono servite a
separarla dalle altre. Soltanto le lettere fonetiche possono essere usate per tradurre, sia pure rozzamente, i
suoni di una lingua in un identico codice visivo. Recentemente il tentativo dei cinesi di tradurre in lettere
fonetiche il loro linguaggio è incappato in una serie di problemi, date le grandi variazioni di toni e di
significati che hanno suoni fra loro assai simili. Ciò ha portato a frammentare in polisillabi i monosillabi
cinesi al fine di eliminare l‘ambiguità tonale. L'alfabeto fonetico occidentale lavora adesso a trasformare le
caratteristiche fondamentalmente auditive della lingua e della cultura cinese perché anche la Cina possa
sviluppare quegli schemi lineari e visivi che assicurano un'unità e uniformità al lavoro e all'organizzazione
dell'Occidente. Ora che la nostra cultura si sta staccando dall'era di Gutenberg, possiamo individuarne più
facilmente le caratteristiche fondamentali, che sono l'omogeneità. I' uniformità e la continuità. Sono le stesse
che assicurarono ai greci e ai romani un facile predominio sui barbari non alfabeti. Allora come adesso il
barbaro, cioè l'uomo tribale, era ostacolato dal pluralismo culturale, dall'unicità e dalla discontinuità.
Riassumendo, la scrittura pittografica e geroglifica, usata nelle culture babilonese, maya e cinese è
un'estensione del senso visivo per immagazzinare esperienze umane e renderne più rapido l'accesso. Tutte
queste forme danno un'espressione pittorica a significati orali. Di conseguenza sono slmili ai disegni animati
e sono estremamente ingombranti, richiedendo molti segni per gli infiniti dati e le infinite operazioni della
vita sociale. Viceversa l'alfabeto fonetico è riuscito con poche lettere soltanto a contenere tutte le lingue. Per
arrivare a tanto è stato pero necessario scindere segni e suoni dai loro significati drammatici e semantici.
Nessun altro sistema di scrittura ha compiuto una simile impresa.
La stessa separazione tra vista, suono e significato che è propria delI'alfabeto fonetico si estende anche ai
suoi effetti sociali e psicologici.. L'uomo alfabeta subisce una menomazione della sua vita fantastica emotiva
e sensoriale, constatata molto tempo fa da Rousseau, e in seguito dai poeti e dai filosofi romantici. Oggi
basta fare il nome di D. H. Lawrence per ricordare gli sforzi fatti nel Novecento al fine di superare l'uomo
alfabeta e di recuperare la totalità umana. L'uomo occidentale deriva dall'uso dell'alfabeto una grande
dissociazione della sua sensibilità interiore, ma ne ricava anche la liberta di dissociarsi dal clan e dalla
famiglia di cui fa parte. Questa liberta di crearsi una carriera individuale si manifesto nell'antichità nella vita
militare. Nella Roma repubblicana i giovani capaci avevano ampie possibilità di carriera come nella Francia
napoleonica, e per le stesse ragioni. II nuovo alfabetismo aveva creato un ambiente malleabile e omogeneo
nel quale la mobilità dei gruppi armati e degli individui ambiziosi era insieme una novità e un vantaggio
pratico. |