Virgilio e Dante

INFERNO

Canto I, 62-90

L'INCONTRO CON VIRGILIO
       61 Mentre ch'i' rovinava in basso loco,
       62 dinanzi a li occhi mi si fu offerto
       63 chi per lungo silenzio parea fioco
       64 Quando vidi costui nel gran deserto
       65 Miserere di me, gridai a lui,
       66 qual che tu sii, od ombra od omo certo
       67 Rispuosemi: "Non omo, omo già fui
       68 e li parenti miei furon lombardi,
       69 mantoani per patria ambedui.
       70 Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
       71 e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto
       72 nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
       73 Poeta fui, e cantai di quel giusto
       74 figliuol d'Anchise che venne di Troia,
       75 poi che il superbo Ilión fu combusto.
       76 Ma tu perché ritorni a tanta noia?
       77 perché non sali il dilettoso monte
       78 ch'è principio e cagion di tutta gioia?"
       79 "Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
       80 che spandi di parlar sí largo fiume?",
       81 rispuos'io lui con vergognosa fronte.
       82 O de li altri poeti onore e lume,
       83 vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore
       84 che m'ha fatto cercar lo tuo volume.
       85 Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore,
       86 tu se' solo colui da cu' io tolsi
       87 lo bello stilo che m'ha fatto onore.
       88 Vedi la bestia per cu' io mi volsi;
       89 aiutami da lei, famoso saggio,
       90 ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi.

L'incontro del poeta con Virgilio è stato sapientemente preparato e si svolge con una sequenza quasi teatrale, mentre l'uno rovinosamente fuggiva dalla lupa, andando sempre più in basso e l'altro che misteriosamente appare solo come ombra spettrale ad occhi che cercano rifugio e salvezza. La realtà solenne della poesia risuonano nelle misurate parole senza emozione dello sconosciuto che scandiscono in tre momenti la propria presentazione, dai natali mantoani alla vita trascorsa durante un momento storico-politico eccezionale, quello determinato dal buono Augusto e dedicata ad un'opera di celebrazione.
ENEIDE,I, 69-73

    69 incute vim ventis submersasque obrue puppes,
    70 aut age diversos et dissice corpora ponto.
    71 Sunt mihi bis septem praestanti corpore nymphae,
    72 quarum quae forma pulcherrima Deiopeia,
    73 conubio iungam stabili propriamque dicabo,
    .. .....
    78 Tu mihi quodcumque hoc regni, tu sceptra Iovemque
    79 concilias, tu das epulis accumbere divom
    80 nimborumque facis tempestatumque potentem.
    .. Giunone ad Eolo:
    69 Scatena la violenza dei venti, rovescia o sommergi le poppe
    70 o via, disperdine i corpi qua e là per il mare.
    71 Io posseggo due volte sette ninfe dal corpo superbo,
    72 tra cui la più bella di forme è Deiopeia.
    73 In un matrimonio io vi unirò indissolubile, consacrandola a te
    .. ........
    .. Eolo a Giunone:
    78 Tu questo piccolo regno,il potere e il favore di Giove.
    79 mi ottieni, tu mi dài alle mense di sdraiarmi divine
    80 e di uragani mi fai, di tempeste il signore.

    Trad. it. Carlo Carena,Opere Virgilio Utet, pag.295




Ritorna alla Primavera Nascita di Dante-Morte di Beatrice

© 2002 Proprietà letteraria riservata