BOTTICELLI
La lettura simbolica e astronomica della Primavera
"La spiegazione di questo complesso dipinto va ricercata in un'antica fonte scritta, cioè nei Fasti, poema di Ovidio che ha per tema il calendario romano. In esso il poeta descrive l'inizio della primavera come trasformazione della ninfa Chloris in Flora, la dea dei fiori. "Un tempo ero Chloris, ma ora son Flora", esordisce la ninfa, mentre fiori le sgorgano dalla bocca. Zefiro, prosegue la storia,, avvampò di passione quando la vide e la possedette con la forza prima di sposarla. Pentito della violenza commessa, la trasformò in Flora, dea dei fiori della primavera. Il tema di questo gruppo composto da tre figure è dunque una raffigurazione allegorica dell'avvento della primavera, festeggiata dalle tre Grazie, ancelle di Venere, che danzano leggiadre in tondo, guidate da Mercurio. Il messaggero degli dèi scaccia con il caduceo ( il bastone con i serpenti intrecciati) le nuvole minacciose che cercano di penetrare nel giardino di Venere. Egli è il guardiano del giardino in cui, secondo i versi del Poliziano, non vi sono mai nuvole e regna una pace eterna." Così Barbara Deimling presenta la Primavera del Botticelli, pur aggiungendo che il dipinto "sembra celare un ulteriore significato" legato alla concezione neoplatonica dell'Eros in Marsilio Ficino.(B. Deimling, Pittura del Primo rinascimento a Firenze e nell'Italia centrale pag. 282 in Arte italiana del RINASCIMENTO, a cura di Rolf Toman, Konemann, 1999 per la edizione italiana).
Quale che sia il contesto immediato di cultura e le circostanze del committente del dipinto,che appare come un'arcaica icona del sapere, in ordine di importanza si rileva centralmente Cupido in alto e sotto Venere, a sinistra il caduceo di Mercurio e la spada di Marte della figura coperta da un manto il cui colore è quello del manto di Venere, le tre Grazie o le Cariti della tradizione classica greca-latina, e a destra la figura della Primavera, e quella che cerca di fuggire dalla personificazione del vento che piega l'albero.
Innanzi tutto Cupido o Eros è una stella della costellazione del Toro, che come afferma Manilio sta sotto la fronte del Toro, cioè Aldebaran, il cui colore è rossastro come quello del pianeta Marte. Immediata risulta la conseguenza di queste caratteristiche : Mercurio, Marte e Venere sono in congiunzione nella costellazione del Toro. Nove sono le figure e i tre pianeti dovrebbero risultare attorno al nono grado del segno del Toro. Venere nella tradizione non solo classica ma in quella delle culture mediterranee è associata alla più luminosa delle stelle fisse, cioè a Sirio. Le Cariti o Grazie rappresentano le fasi lunari e sono tre perché solo al primo quarto, al secondo quarto e al terzo quarto la Luna è visibile, ed esse sotto il nome di Eliadi si ritrovano nel proemio del poema di Parmenide. Se si debba trarre una informazione dal linguaggio dei colori la figura femminile che fugge, identificata nella ninfa Chloris del mito di Ovidio, può rappresentare per la medesima trasparenza del vestito, comune a lei e alle tre Grazie, o la Luna invisibile in congiunzione con il Sole al tempo dell'equinozio di primavera e solo in seguito a questa Luna nuova di primavera i prati si adornano di fiori e Chloris si trasforma in Flora oppure una delle tre Grazie. La Luna Nuova non può partecipare alla danza delle Cariti attorno a Venere, perché nel cielo non può apparire vicino al pianeta. La prima fonte classica della loro danza con Venere si trova nell'Odissea. XVIII,193-194:
Citerea dalle belle chiome/si unge, quando va all'incantevole danza delle Cariti,. Questa danza ritorna ciclicamente nel cielo, perchè, essendo il ciclo sinodico di Venere di 584 giorni circa, il pianeta ogni ciclo ritorna alla medesima posizione in rapporto al Sole. In questo periodo vi sono 19 lunazione medie e circa 3/4 del suo ciclo. Così il giorno della Luna si trova aumentato di circa 3/4 del suo ciclo ogni ciclo sinodico di Venere, sicchè per il tempo di due cicli il giorno lunare aumenta di un mese e mezzo. Si passa, ad esempio, dal primo quarto della Luna all'inizio del ciclo sinodico di Venere all'ultimo quarto della Luna all'inizio del secondo ciclo del pianeta.
Il colore pallido-piombo del vento,identificato come Zefiro in base ad Ovidio, rimanda al colore del pianeta Saturno, che per gli antichi era di triste presagio. La figura della Primavera rimanda ad una lunga tradizione. La stella cui si fa riferimento è quella che sorge insieme al sole all'equinozio di primavera e dall'anno 1000 è Andromeda. Essa si trova riferita in un sonetto della Vita Nuova di Dante, ancora nel canto XXVIII del Purgatorio (v.51) e sotto altro nome e sotto altra figurazione nei rotoli liturgici dell'Exultet nella liturgia della notte tra il sabato santo e la Pasqua. In molti rotoli è rappresentata come una donna che allatta animali e il suo nome è Tellus. In un rotolo però è rappresentata come una giovane adornata di fiori.
Al sabato santo prima della benedizione del cero pasquale viene intonato l'Exultet, in cui si invita la terra (tellus) a gioire: Gioisca la terra irradiata da tanti fulgori e, illuminata dallo splendore del re eterno, senta di essersi liberata dalla tenebra in tutta la sua estensione. In un rotolo liturgico,presso l' Archivio del Capitolo metropolitano, Bari, sec. XI si trova la seguente miniatura, che esplicitamente rimanda alla tradizione classica di Flora:
La miniatura precede l'esordio al testo della benedictio cerei della liturgia benventana: Gaudeat se tantis tellus irradiata fulgoribus....La Terra è raffigurata come una giovane con il capo adorno di fiori e foglie, vestita di un abito a maniche ampie intessuto, su fondo arancione, di gigli multicolori. Accanto alla effigie, che, nel mezzo di un prato, stringe con ciascuna mano un albero di palma, sono rappresentati quattro animali: un cinghiale e un ariete a sinistra, un capro e un cane a destra. (Francesco Magistrale).
Ritornando al Botticelli il rapporto della Primavera-Andromeda a Venere-Sirio, presente anche in Dante, rappresenta un completo sistema di calcolo temporale. Infatti la longitudine di Andromeda rispetto a quella di Sirio è esattamente analoga a quella della Luna all'ultimo quarto, cioè a 90° rispettivamente prima di Sirio per la stella e prima del Sole per la Luna. Conoscendo la posizione iniziale di Sirio
è sufficiente indicare la longitudine di Andromeda per comunicare il novilunio e il plenilunio considerato. La longitudine si può esprimere anche con il numero dei mesi lunari corrispondenti al tempo in cui il polo celeste compie un arco attorno al polo dell'eclittica con un angolo pari alla longitudine; in altri termini al tempo corrispondente allo spostamento degli equinozi pari alla longitudine della stella.
Si tratta pertanto di leggere dei dati numerici, espressi con il sistema sessagesimale, a condizione di aver ricostruito il catalogo stellare sotteso alla tradizione dei racconti mitologici. Per procedere alla lettura è necessario raggruppare le varie figure del dipinto, seguendo semplicemte la loro disposizione spaziale. Avremo un primo insieme di nove figure. Due sottoinsiemi uno di 6 e l'altro di 4, che raggruppano, il primo le tre Grazie con il gruppo simmetrico al loro, della Primavera-Ninfa-Zefiro, e quello della figura maschile con il gruppo delle Grazie. Cupido e Venere potrebbero essere raggruppati in un sottoinsieme di due elementi, dividendo l'insieme delle nove figure in due sottoinsiemi di due e sette, mentre Zefiro e la ninfa potrebbero costituire un loro gruppo.
La prima e immediata sequenza numerica che si legge, partendo da sinistra, è 1,6,4. Senza la ricostruzione completa e senza il programma di calcolo Kronos non è possibile rilevare che se Andromeda misura in longitudine il valore angolare dello spostamento degli equinozi pari al tempo di 3964 mesi lunari, cioè, a 1,6,4 mesi, Sirio misura l'angolo corrispondente a 84110.5 mesi, cioè a 23,21,50.5 mesi, e il tempo trascorso dall'origine posta al plenilunio di primavera del 4787 a.C. è pari a 75509.5 mesi, misurando Sirio al tempo zero 8601 mesi lunari, cioè 2,23,21 mesi. Siamo pertanto al novilunio del 20 aprile del 1319. 357 mesi prima, cioè 6,-3 mesi prima siamo al novilunio della morte di Beatrice, evento che con la data è centrale per comprendere tutta l'opera di Dante. La longitudine di Aldebaran a quel noviluniono è data da (20,58,29.30) - (6,3,0;2/4)= (14,55,29) mesi, essendo (6,3,0;2/4) il valore dell'arco di Cupido. 113 mesi, 2,-7 mesi prima si individua il tempo dato dal verso 142 del XXVII del Purgatorio, prima che Dante si inoltri nella "divina foresta" dell'Eden.
Si trova qui il complesso Andromeda-Sirio-Aldebaran, che caratterizza i primi sessantasei versi di Purgatorio, XXVIII. Benché la data del novilunio del 20 aprile del 1319 sia diversa da quella letta dall'ing. Giancarlo Gianazza, si deve riconoscere che ha il merito di aver per primo riconosciuto nel dipinto del Botticelli una data e di essersi posto il problema di esaminare la situazione planetaria a quella data. L'anno coincide e correttamente si deve pensare a Dante e ricercare in un canto la medesima situazione planetaria. Tuttavia ciò che Botticelli rappresenta non è il cielo del novilunio, ma quello successivo con la Luna al primo quarto, altrimenti in cielo non vi sarebbe nemmeno una delle tre Grazie. Al primo quarto successivo, cioè al 27 aprile Mercurio Venere e Marte si trovano in congiunzione e Saturno presso il punto vernale, come si può rilevare dalla seguente immagine del nostro programma di calcolo delle longitudini geocentriche di Sole e Luna e dei cinque pianeti:
Se si ricorre al sistema dello zodiaco astrologico, secondo il quale in qualunque tempo l'equinozio (L° = 0°) è posto in Ariete si può osservare, seguendo l'ordine dei Segni, che Saturno sia in Ariete, Sole, Mercurio Venere e Marte siano in Toro, la Luna in Leone e Giove in Sagittario.
L'effettiva costellazione dell'astro è quella precedente,cioè Pesci, Ariete, Cancro, Scorpione. L'istante della quadratura della Luna coincide con il tramonto del Sole (19h 21h). All'alba tuttavia le posizioni dei segni degli astri non mutano.
Prevalente è il segno del Toro, 14o = Sole, 8o = Mercurio;
9o = Venere; 10o = Marte. Pertanto sono sotto il dominio delle frecce di Cupido, cioè di a Tauri, posto nel dipinto in posizione superiormente centrale. Il fatto che Saturno, il cui colore livido-piombo sia presso il punto vernale spiega perché Zefiro, il vento di ponente che spira sopratutto in primavera nel periodo equinoziale, abbia il medesimo colore. Il colore di Zefiro significa che presso il punto vernale si trova il pianeta Saturno.
Se dal primo quarto del 27 aprile torniamo indietro di un mese e mezzo lunare giungiamo all'ultimo quarto del 14 marzo e troviamo la data letta nella disposizione delle dita delle mani della figura maschile (14), delle Grazie (1319) e Venere (3) dall'ing. Giancarlo Gianazza.
Alcuni storici dell'arte hanno già rilevato un linguaggio delle mani nei dipinti del Botticelli. Se questo linguaggio sia non solo espressivo dell'interiore atteggiamento dei soggetti, ma anche un codice numerico dovrebbe essere provato con la individuazione di altri dipinti per la cui comprensione sia importante il riferimento calendariale o l'individuazione di un intervallo temporale. Il dipinto che dovrà esere esamintato è quello della Nascita di Venere, che si trovava dalla metà del 1500 nella medesima villa di Castello, già di proprietà di Lorenzo di Pierfrancesco.
Se ciò fosse comprovato l'indicazione della longitudine di a And sarebbe, 1,6,4-3/2 mesi lunari, con una ulteriore suddivisione del gruppo di destra, in quanto Zefiro e la ninfa sono insieme nell'azione rappresentata e vicino alla figura della Primavera. Alla successiva fase lunare, cioè all'ultimo quarto avviene l'inseguimento di Zefiro con Saturno che si avvicina al punto vernale. L'indicazione della data calendariale avrebbe pertanto la funzione di permettere la conversione dei tempi espressi in intervalli di lunazioni per il sistema Andromeda-Sirio in quello calendariale dell'èra volgare. In questo caso Botticelli ci avrebbe dato una compiuta icona del sapere arcaico, fornendo la chiave per la lettura di Dante, orientandoci con le allusioni a quelle decisive sezioni della Divina Commedia.
La data del 1319 ci rimanda a Dante, alla divina foresta e alla selva antica del canto XXVIII del Purgatorio, con la figura di Matelda che raccoglie fiori e canta e al canto XXII del Paradiso, all'ottavo cielo delle stelle fisse, agli "eterni Gemelli" e alla visione delle sette "spere" connesse ai sette pianeti. Dall'analisi di questi due canti potranno emergere ulteriori elementi che preciseranno meglio il contesto culturale della Primavera e in che termini il Botticelli si è riferito a Dante, o se si è ispirato, evitandoci di andare a tentoni con semplici associazioni e sovrapposizioni sia nella lettura di Dante che in quella del Botticelli.
Dall'analisi compiuta di Paradiso I,37-47 si può affermare che LA PRIMAVERA rappresenta il tempo iniziale della terza cantica, tempo comunicato non secondo la struttura di quei versi, ma secondo il sistema Andromeda-Sirio di Purgatorio XXVIII,22-66 con la necessità per il pittore di indicare esattamente la data dell'alba dopo l'equinozio di primavera nel gioco delle mani delle figure.
Lo schema temporale che sottende la composizione appare essere questo:
Primavera mesi = 1,6,4 7 giorni dopo triplice congiunzione di Mercurio-Venere-Marte: Venere grado nono segno del Toro
1.5 mesi prima 14 marzo 1319: Prima alba dopo equinozio di Primavera
6,-3 mesi prima di Primavera = 1,6,4 m, Morte di Beatrice Al primo quarto, un mese lunare e mezzo dopo l'equinozio, 27 aprile, il Sole è a 44o e sette giorni prima, 20 aprile, a 37 o,
inducendo a leggere i versi 37 e 44 del primo canto del Paradiso. Tuttavia solo la lettura e decodificazione di Purgatorio XXVIII,1-6 permette la comprensione del dipinto. Per questa ragione, ci pare, le allusione a quel canto paiono numerose.
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