PARADISO XXII106-123LE GLORIOSE STELLEMETODO DI RICERCA DELLA DATA DI NASCITA DI DANTE SECONDO LA COSMOLOGIA ARCAICA
Il senso allora dei vv.106 -123 di Paradiso, XXII sarebbe il seguente: nel giorno in cui il sole al mattino sorgeva e alla sera tramontava con quelle stelle la cui longitudine li poneva nel segno dei Gemelli Dante cominciava a respirare l'aria della Toscana. Poiché c'è un terzo momento importante, oltre il sorgere e il tramontare, quello del transito al meridiano, dobbiamo pensare che al momento del primo respiro quelle gloriose stelle , tra le quali c'era il lume pregno di gran virtù transitavano al meridiano. L'analisi del contenuto dei versi non può andar oltre. Il problema allora è quello di vedere come un lettore contemporaneo di Dante poteva cercare la longitudine della stella detta lume pregno di gran virtù e il tempo della nascita rispetto alla Pasqua dell'anno in cui avvenne, secondo il racconto evangelico, la morte e la resurrezione di Cristo. Sarebbe un errore metodologico imperdonabile, sapendo l'anno (1265) e il periodo del sole in Gemelli (metà maggio-metà giugno approssimativamente), se si ricorresse a questo punto a programmi di simulazione astronomica al computer, non solo per l'ovvia ragione che né Dante né i suoi lettori fino a giorni nostri aveva a disposizione un tale strumento di calcolo, ma soprattutto perché ci fornirebbero informazioni che non traiamo dal testo di Dante e dalla cultura e conoscenza del tempo con il rischio di orientare la interpretazione dei versi e il lettore sarebbe allora portato a proiettare quelle informazioni sui versi stessi. Infatti tali programmi, come quello che abbiamo messo a dispozione degli studiosi, permettono solo di controllare la lettura del testo o l'analisi di un'immagine e non possono sostituirsi al metodo storico e filologico. Il lettore contemporaneo o di poco posteriore a Dante poteva già sapere, sulla base della Vita Nuova il suo anno di nascita (1265) e l'anno in cui tradizionalmente si poneva la Pasqua di resurrezione di Gesù. Per essere più sicuro avrebbe calcolato gli intervalli prendendo in considerazione gli anni dal 30 al 34 d.C. ,trovando in base alle differenze (1265-30, etc.) che diciassette era il numero dei gradi di precessione (numero degli anni diviso per settantadue) per gli anni considerati.Per il 32 d.C. dato l'intervallo di 1233 anni il valore di precessione era 17° 7' 30" e la differenza cumulata per lo stesso periodo di 1233 anni dell'anno sidero e dell'anno tropico fosse di giorni 17;24,4,...(1233*21/1488). A questo punto avrebbe riconosciuto che 17 era anche la differenza tra il verso 123 e il verso 106. Ovviamente diciotto sono i versi dal 106 al 123. L'invocazione alle gloriose stelle consta di sei versi, preceduti e seguiti da altrettanti. Avrebbe allora letto per la stella Gemini 5o (Lo = 65o) oppure Gemini 6o (Lo = 66o). Tuttavia non poteva individuare la stella sulla base dei versi; doveva ricorrere ad un catalogo stellare. Avrebbe però prima di tutto cercato una tabella numerica a partire dalle sezioni dei versi:
123-106 = 17 18 35 I diciotto versi dell'unità intera individuata sono suddivisi dal verso 112 di gloriose stelle e dal verso 117 di aere tosco. Riconosciuta questa struttura dei versi che non dipende da alcuna precostituzione di significato si può procedere alla lettura di sequenze numeriche con la consapevolezza critica che gli errori di precostituzione del significato si annidano proprio in questo passaggio. Le due colonne numeriche danno contemporaneamente la differenza e il numero dei versi. Le due sequenze dovranno permettere l'individuazione della longitudine di lume pregno di gran virtù e quella del tempo della nascita rispetto alla Pasqua di risurrezione. Già si può osservare che da tale tabella non è leggibile alcuna longitudine di 66o non essendo accettabile porre 35+37-6 = 66, mentre si può scrivere la sequenza 17; 17+7. Sette è l'ultima cifra della seconda colonna che corrisponde al diciasette che è il primo termine della prima colonna. Sulla medesima linea in cui occorre il numero sette si legge il numero sei e il numero 13 come loro somma. Se il terzo termine fosse tredici il quarto termine sarebbe 13 + 35. Si osservi come la sequenza 17;24,13,48 sia stata ottenuta secondo una procedura di lettura circolare e di corrispondenza simmetrica delle celle della tabella, tipica dello stile arcaico di composizione ( strutture ad anello e a chiasmo). Per l'identificazione della stella l'astronomo medioevale poteva ricorrere al catalogo stellare di Al-Battani, ad esempio, o ad uno simile. L'Opus Astronomicum dell'astronomo arabo,tradotto in latino dal Nallino alla fine del 1800 e agli inizi del 1900, presenta un catalogo stellare relativo all'anno 1191 dell'era Dhu 'l-qarnayn ( due corni = Alessandro Magno nella tradizione araba), corrispondente al primo settembre 879 d.C. Avrebbe cercato in questo catalogo una stella di prima o di seconda grandezza la cui longitudine fosse vicina a 61o. Alla pagina 169 della traduzione del Nallino possiamo leggere che la diciottesima stella della costellazione di Orione, cioè b Orionis, Rigel, una stella di prima grandezza della costellazione di Orione, presenta al 1 settembre 879 la longitudine di 61 gradi e al mese di giugno del 1265, in base a quel catalogo, sarebbe divenuta 66o 21' 29". Certamente avrebbe dovuto ancora compiere altri controlli, come quello del suo passaggio al meridiano di Firenze nel mese di giugno. Sapendo però che a dicembre la costellazione di Orione è visibile di notte poteva immediamente inferire che sei mesi prima, cioè a giugno, Rigel transitava durante il giorno invisibile al meridiano di Firenze. A questo punto diveniva perspicuo che 66 era tre volte 22 e il numero del canto era proprio 22. Però né la tabella né il numero del verso 117 contevano il numero tre, a meno di scrivere 117 in una espressione sessagesimale, cioè 2*60 - 3 = 2,-3. Il verso che indica il tempo della nascita in rapporto al passaggio al meridiano delle gloriose stelle, permette inoltre di scrivere la longitudine del lume pregno di gran virtù , cioè di Rigel, in questo modo: La potenza di questa stella si manifesta dal fatto che il complemento a 90o di 66o 24' 48" , cioè 23o 35' 12" era il valore dell'inclinazione dell'eclittica che Dante poteva leggere nei trattati astronomici arabi, mentre il numero corrispondente dei mesi lunari (59142) indicava il tempo del Natale di Cristo-Messia a partire dall'origine, legando in questo modo sia la conoscenza dell'inclinazione dell'eclittica sull'equatore celeste,cioè come è stato creato il mondo dipendente dalla sapienza di Dio creatore, sia il tempo della nascita del Messia. Una stella siffatta in prossimità della nascita del poeta poteva essere detta in senso proprio gravida di gran virtù, e tutto il suo ingegno - una dote naturale e non un'attività -, quale esso fosse, dipendeva da quella stella al tempo della sua nascita o al tempo della creazione dell'intelletto possibile, che, secondo la dottrina di Dante, assume in sè come forma unica, l'anima vegetativa e quella sensitiva, all'atto della sua creazione. Comunque nei trattati astrologici ancora oggi in uso a Rigel viene attribuito un benefico influsso. Nel testo Da: DELATTE L.Textes latins et vieux français relatifs aux Cyranides (Bibl.Fac. Philos. et Lettres Univ. Lièges,93,1942), LIBER HERMETIS, DE QUINDECIM STELLIS QUINDECIM LAPIDIBUS QUINDECIM HERBIS ET QUINDECIM IMAGINIBUS., attribuito a Masa Allah b. Atari e che molto probabilmente Dante conosceva, la quarta stella, col nome Alhaioth e identificata con Rigel dal Festugière, è associata alla pietra preziosa dello zaffiro e ha la natura dei pianeti di Giove e Saturno, come si può leggere nelle due seguenti citazioni: Quartus lapis saphirus dicitur: cuius color est color azurii, sed quidam illorum ad albedinem trahunt. Virtus eius est exaltare hominem in honorem et ipsum reddere gratiosum coram regibus et nobilibus. Stella quidem eius est Alhaioth, et operare cum eo quando Luna coniungitur ei. Haec stella dicitur ex natura Iovis et Saturni; et quando Iupiter vel Saturnus est cum ea vel aspicit eam et iungitur ei Luna, scias eius virtutem esse duplicem et eius significationem esse multiplicatam et semper aspice utrumque et cuius magis videris superare significationem, ipsum recipe pro eius significatore. Le due sequenze numeriche cha abbiamo letto: per la longitudine di Rigel determinano il giorno 11 giugno 1265 ore 11 16 m circa.
Se fossimo ricorsi alla simulazione del programma al computer solo sulla base che il lume pregno di gran virtù fosse detto di un pianeta, come Giove o Mercurio, ben difficilmente saremmo sfuggiti alla suggestione del quadro visualizzato dal computer e non avremmo trovato la data dell'undici giugno, ma un'altra, seguendo nella lettura dei versi l'informazione globale che il programma ci forniva. Non avremmo utilizzato il programma come controllo, ma come metodo di interpretazione del testo. L'astronomia è una scienza ausiliaria per le ricerche storiche e non uno strumento per la interpretazione dei versi. Altro discorso invece sono gli algoritmi della Cosmologia arcaica perché sono quelli impiegati da Dante e dagli antichi. Nei versi 118-120 Dante allude ad una grazia che gli permise di entrare nella sfera delle stelle fisse, l'alta rota, ed ebbe assegnata la regione delle gloriose stelle. L'autoconsapevolezza del proprio singolare destino non deriva solo dal sapere che la sua nascita fu segnata da quella stella o stelle, ma dal riconoscimento che in seguito (e poi, v. 118) gli fu grazia largita. Ora il verbo ha un significato così forte da richiedere che si ricerchi il senso proprio dell'entrar ne l'alta rota. Non si riferisce al viaggio ultraterreno che è un evento solo letterario, ma ad un evento, sia pur letterariamente espresso,che ha deciso della sua vita e venne vissuto come grazia. Crediamo che alluda al saluto di Beatrice quando egli aveva diciottanni (11 giugno 1283) come da giovane scrisse nella Vita Nuova. Quel saluto qui è svelato per quel che fu, l'acquisizione completa del sapere del cielo delle stelle fisse ancorato al tempo della storia. La vertù celestiale della stella al tempo della sua nascita, che ha determinato con gli altri fattori il suo ingegno e quindi fu per lui un destino, divenne in seguito grazia quando conobbe in che modo ad essa e alle stelle di quella regione erano legati tutti i racconti della tradizione, sia quella letteraria sia quella religiosa. Infatti il legame di cosmo e storia che si trova nell'opera di Dante non può essere perseguito e sviluppato da chi conosca la storia slegata dal tempo del cielo e da chi conosca il cosmo slegato dal tempo della storia. Proviamo ora a scrivere un intervallo temporale per il tempo della grazia, sapendo che l'undici giugno 1283 è la data di un plenilunio avvenuto 226 mesi dopo quello in cui Rigel misurava come longitudine l'arco di precessione corrispondente a 16,25,42 mesi lunari:
Rigel = 16,25,42 + 0,3,46 = 16,29,28 mesi al tempo segnato da 20,51,6 mesi lunari.
Sapendo che l'ora del saluto di Beatrice era quella nona, cioè le 15 è necessario aggiungere a 75066 mesi 0.0052 mesi lunari per ottenere con la stessa procedura rispetto al primo plenilunio dell'èra cristiana, avvenuto 59205 mesi dall'origine la data dell'undici giugno 1283 ore 15. Il saluto di Beatrice dell'undici giugno 1283 avvenne quindi a 8052 mesi dall'otto giugno 632, giorno della morte del Profeta Muhammad, corrispondente secondo il calendario arabo al 14 Rabi'I dell'anno 682 dell'èra islamica, anniversario della morte del Profeta Muhammad avvenuta il 14 Rabi' I dell'anno undicesimo. In questo modo ancorando il tempo delle stelle ad un evento della storia ebbe l'accesso alla storia dell'umanità e potè dedicarsi al più grande progetto di rilettura dei documenti antichi che sia stato pensato. Tale sapere per la coscienza medioevale cristiana di Dante fu percepito e vissuto come destino e grazia. Il cosmo e la storia che qui si danno insieme verranno definitivamente scissi al tempo della modernità, come conseguenza di una rottura epistemologica con il passato. Che l'anima di Dante sospiri pensando devotamente alle gloriose stelle dovrebbe ora risultare non tanto un topos letterario e retorico, quanto una realtà effettivamente vissuta, in quanto il passo forte per il quale è necessario acquistar virtute, è la morte che a sè trae la sua anima,cioè la tira. Così si ricomprende l'ottativo dell'inizio (possa io ritornare) e il pianto e la contrizione per i peccati che introducono alla sottosezione delle gloriose stelle (112-117). Infatti è già implicito il pensiero della morte nel S'io torni del verso 106.
Al verso 111 Dante ricorda il segno del Tauro. Poiché la stella più luminosa della omonima costellazione, Aldebaran, era la stella origine dei racconti antichi, soprattutto dei poeti latini, possiamo cercare di vedere se sia possibile con un'altra tabella, scrivere la longitudine di Adelbaran al tempo della nascita. La tabella sarà formata dai versi 123,111,106 le cui differenze e numero di versi forniranno i tre termini delle due colonne:
111-106 = 5 6 11 Se immediato fu il ritrovarsi nel segno dei Gemelli alla vista del Tauro, questo significa che la lucida del Toro aveva una longitudine prossima a 60o. Si può vedere che 34 + 25 dà il grado prossimo a sessanta, che 35' è più vicino a sessanta che 11' e i secondi e i terzi possono essere 12" 13". Per sapere il numero di anni tropici trascorsi dall'origine si trasformi la longitudine di Aldebaran in anni moltiplicando per 72 e si trasformi 21780.5 mesi lunari medi in anni tropici. La loro somma fornisce il tempo della nascita in anni tropici, che corrispondono a 74843.36532 mesi lunari medi. La longitudine di Rigel espressa in mesi è data dalla somma di 74843.36532 al valore (-15698) di Rigel al To, cioé corrispondenti a 59145.36532 mesi, per anni tropici 4782.027173, che divisi per 72 danno la longitudine della stella in: 66o 25'1" 21"' 31iv, un valore questo quasi identico a quello indicato dal verso XXII,2,-3, come sopra abbiamo mostrato. Dante ha ancora cura di indicare il tempo della sua nascita in rapporto alla nascita di Virgilio e di Cacciaguida e comunica esattamente la sua età alla morte di Brunetto Latini. Si riscontrano leggere variazioni di tempo che però tutte portano all'undici giugno 1265 nella seconda metà della mattinata.
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