Procedura di calcolo dei mesi dato il numero di anni tropici
Si divida per 72 il numero degli anni (4290.244333) ottenendo l'arco di precessione di 59°.58672685
Si applichi la seguente formula arcaica, essendo K il valore calcolato della precessione degli equinozi per il numero dato degli anni tropici:
[(k*890.5) + [(k*890.5)/12000]* 890.5*0.000225]
ottenendo 53062.86623 mesi lunari rispetto all'origine in Toro (= 74843.36627 mesi dal To)
Quando il numero degli anni sia piccolo si può tralasciare il secondo termine additivo. Infatti ogni 970 anni circa l'errore ammonta a circa 5.91 giorni, cioè ad 1/5 del mese lunare.
Se invece venisse dato il numero dei mesi lunari la formula per trovare l'arco corrispondente della precessione sarebbe:
m/890.5 - (m/12000)*0.000225
e moltiplicando per 72 si otterrebbe il corrispondente numero di anni tropici.
Dal tempo arcaico in mesi alla data secondo il calendario
Sapere che Dante sia nato a tale numero di mesi dall'origine in Gemelli o da quella in Toro non ci fa ancora capire in che giorno, mese e anno egli sia nato. È necessario che egli ci abbia dato, con la sua arte, il manuale per la conversione degli intervalli arcaici in date dell'èra cristiana. Questo manuale, per così dire, è dato nella Vita Nuova, nella sezione relativa alla data di morte di Beatrice,il novilunio dell' 8 giugno 1290. Nel nostro saggio In lode di Dante abbiamo mostrato che tale data cade nell'anniversario della morte del Profeta Muhammad, avvenuta al plenilunio dell' 8 giugno, 632 d.C., per la semplice ragione che essa è una data storicamente accertata e accettata, che si situa a 18,36,54 mesi dall'origine posta in Gemelli. Non è qui il luogo per discutere dove Dante abbia tratto quell'informazione che probabilmente è più diffusa di quanto si è disposti ad accettare, in una forma che non è immediatamente riconoscibile e non solo nei testi, ma anche nell'ornato delle chiese romaniche del XII e XIII secolo.
Nella interpretazione di Paradiso XXII,106-123 abbiamo ipotizzato che la nascita coincideva pressapoco con il passaggio di Rigel al meridiano. Il calcolo della trasformazione dei dati secondo la cosmologia arcaica in una espressione calendariale hanno portato al risultato che Dante sia nato l'undici giugno 1265 alle ore 11 e 16 minuti, quando da poco Rigel era transitato al meridiano di Firenze secondo i calcoli astronomici attuali.
Tutti i dati impiegati per il calcolo appartengono al sapere pubblico del tempo. Solo la sequenza 18,36,54 mesi,
relativa al tempo del plenilunio dell'8 giugno 632, ricavabile dalla "Vita Nuova" non appartiene al sapere pubblicamente diffuso come è da noi inteso e la sua fonte si trova addirittura sull'ornato dicromico (verde e bianco) del battistero di Firenze. Si può seguire la procedura di calcolo che è stata all'origine della narrazione nella Vita Nuova del saluto di Beatrice al diciottenne Dante sulla base dell'ornato del Battistero per persuadersi che la fonte principe della scoperta di Dante era davanti agli occhi di tutti i fiorentini e le molteplici letture fatte mirano a porre in un quadro storico-culturale, secondo i registri letterari colti del tempo, la comunicazione di tale scoperta e le conseguenze per la comprensione e la lettura dei testi antichi.
Se tutti i dati sono pubblici anche le procedure di calcolo sono semplicemente aritmetiche, non eccedendo, le procedure, le competenze di calcolo di un ragazzo.
Solo ora, dopo i calcoli, è possibile ricorrere ad un programma di rappresentazione della sfera celeste nel giorno e nell'ora trovata al meridiano di Firenze, come abbiamo già affermato. Nell'immagine accanto si trova la mappa della regione del cielo attorno al meridiano all'ora calcolata.
Rigel è da poco transitato al meridiano mentre erano già quasi transitate le stelle della costellazione del Toro, stava transitando allo zenith l'Auriga, e il Sole in Gemelli si accingeva a passare alle ore 12 e 14 m al meridiano e più tardi anche Sirio. Questa zona del cielo che comprende le costellazioni di Orione, del Cane Maggiore, dei Gemelli, dell'Auriga e del Toro e di Perseo hanno segnato le civiltà antiche e si ritrovano tutte nei racconti mitologici delle varie culture e nelle rappresentazioni iconografiche. Nella mappa il Sole si trova vicino alla zona del punto gamma all'origine dei tempi, tra h e m.
Dal fatto che con tale mappa si venga a sapere che dalle 10 e 30 m alle 11 circa siano transitati in successione i pianeti di Giove, Saturno e Mercurio, non può indurre a rileggere in senso unicamente astrologico i vv.112-117, astraendo da tutto il contesto, perché inevitabilmente si precostituisce il significato di quei versi al di fuori della lettura di Dante. Tanto più che 11 versi dopo la sezione qui esaminata viene esposta la visione delle sette sfere e tutti gli astri sono nominati. Che Dante riconosca che da quel lume deve tutto il suo ingegno potrebbe di per sè far pensare a Mercurio, ma dovrà essere valutato il fatto che Mercurio abbia la medesima longitudine di Rigel, e questa stella è detta secondo la natura di Giove e Saturno. Può essere interessante e forse proficuo studiare il tema natale di Dante, ma solo dopo che si sia calcolata la data, e non inferire la data da una presunta lettura del tema natale in quei versi che parlano esplicitamente di stelle e non di pianeti; uno studio però con i metodi di calcolo antichi e non tramite l'uso di programmi al computer. Infatti fin che non si valuta il grado di precisione dei metodi antichi nella individuazione della zona di cielo che transita in quel giorno e in quella ora al meridiano non si può procedere nemmeno all'elaborazione di ipotesi. Si pensi alla formula antica per il calcolo del MC (Medium coeli)
N*15 + L = MC essendo N le ore trascorse dal mezzogiorno precedente e L la longitudine del Sole in quel momento, e MC + 90° = AS.
Su questo punto si confronti ROBERT AMBERLAIN, Astrologia araba, Mediterranee, 1994 pp.25-27 e 32-33. Poichè ogni segno zodiacale inizia al 21 del mese, come viene affermato nel testo citato, un calcolo approssimato del MC alle ore 11 dell'16 giugno porta a 6° Gemini per il MC e a 6° Virgo per l'AS. È approssimativamente la longitudine di Rigel. È quella regione del cielo che interessa Dante (120 la vostra region mi fu sortita) e non tanto gli aspetti planetari, dal momento che valuta in un certo qual modo positivo la dottrina platonica dell'origine stellare delle anime (Dice che l'alma a la sua stella riede/credendo quella quindi eser decisa/quando natura per forma la diede; (Paradiso, IV,52-54). Nella complessa dottrina dantesca della generazione del corpo umano e creazione dell'anima interviene quella che si definiva "vertù celest́ale", che produce de la potenza del seme l'anima in vita, la quale anima appena formata riceve da la vertù del motore del Cielo lo intelletto possibile (Convivio). Alla varietà degli ingegni, delle disposizioni e delle intelligenze concorrono tre fattori, tra i quali Dante pone la disposizione del Cielo, che si diversifica per le constellazioni, che continuamente si trasmutano. (Convivio IV,xxi,7-8). Con questa dottrina è difficile sostenere che nei vv. 113-114 il poeta intenda l'influsso astrale di un pianeta e non quello delle stelle che culminavano al momento della sua nascita.
Se tu segui tua stella/non puoi fallire a glorioso porto
Nel canto XV dell'Inferno troviamo l'incontro di Dante con Brunetto Latini, un canto tra i più autobriografici del poema. La semplice analisi della partizione dei versi assegnati ai due permette di corroborare quanto precedentemente detto. La sezione inizia con una domanda di Brunetto al verso 46 e termina al verso 120.
INFERNO, XV,46-120
46 El cominciò : Qual fortuna o destino
55 Ed elli a me: Se segui tua stella
79 Se fusse tutto pieno il mio dimando ,
86 quant'io l'abbia in grado, mentr'io vivo
103 Ed elli a me: Saper d'alcuno è buono
120 nel qual io vivo ancora, e più non cheggio.
Dialogo Versi o Differenze
46-48:Brunetto 3
49-54:Dante 6
55-78: Brunetto 23
79-96: Dante 17
103-120: Brunetto 17
In questi versi Dante esprime affetto e familiarità con il suo maestro fiorentino,che gli insegnava come l'uom s'etterna. L'incontro avviene con Virgilio apparso la sera prima e quindi siamo al plenilunio pasquale del 1300. Che la memoria di un'impresa o di un autore sia garantita dall'ingegno e dall'opera dei poeti è un topos letterario dell'antichità che permane nel Medioevo. Tuttavia crediamo che nella struttura di questi versi vi sia parte di ciò che Dante imparò dal Latini e valorizzò nella lettura del suo Maestro, del suo Autore da cui apprese lo bello stilo e applica per gratitudine nel strutturare il dialogo con il suo anziano maestro.
Infatti si trova subito che Sirio al plenilunio pasquale misura espressa in mesi la seguente longitudine:
Per Sirio : (78-55), (96-79), 23+17 +15 mesi
Non si hanno informazioni cronologiche precise sulla morte di Brunetto Latini se non quelle che riguardano l'anno, il 1294, quando Dante aveva all'incirca 29 anni. Gli anni trascorsi dell'èra cristiana sono pertanto 1293 il cui arco di precessione dividendo per 72 è di 17° 57' 30". Come si può facilmente riconoscere la sequenza si ritrova immediatamente negli ultimi tre valori, anzi essi permettono di precisare il calcolo precedente e riconoscere sulla base della conoscenza dell'anno che la sequenza deve essere:
17° 57' 34" -(34+3)"'
La correzione dipende dal fatto che l'espressione deve corrispondere secondo la sintassi della comunicazione arcaica generalmente ad intervalli di mesi o di mezzi mesi. Essi corrispondono a 15993 mesi, cioè a 4,27,-27 mesi, che però non è riconoscibile nella struttura data. Partendo dal primo plenilunio dell'èra cristiana, facilmente calcolabile alla cancelleria di Firenze dove operò Brunetto Latini, si individua il plenilunio del 12 febbraio 1294.
L'aver posto poi al verso 120 l'espressione io vivo che detta dal Latini esige l'avverbio di tempo ancora, mentre se detta da Dante al verso 86 esige un altro avverbio di tempo permette a Dante di informarci ulteriormente sull'età che aveva quando morì il suo maestro: a compiere 29 anni (6+23) mancavanno quasi 120 giorni, mancavano precisamente
(120 giorni - [6+3] ore), per un totale di giorni 10472.625. Sono i giorni che intercorrono tra l'11 giugno 1265 ore 11 al plenilunio 12 febbraio 1294, indicativo della morte di Brunetto Latini.
Nulla è più vivo nel sentimento della coscienza medioevale che l'errare dell'uomo, sia rispetto alla legge morale, se lasciato a se stesso, sia rispetto alla regolarità dei moti celesti, se si guarda alle alterne vicende della vita degli individui, dei popoli e delle nazioni. Anche nel cielo si osserva un'apparente irregolarità, è quella dei moti planetari, dato che il nome pianeta significa etimologicamente errante. Questa osservazione ci permette di orientarci sul significato della differenza tra i due versi in cui occorre l'affermazione io vivo, cioè sul numero 34. Al verso 55 Brunetto Latini, riprendendo la parola, si rivolge al discepolo di un tempo, dicendo:
Se tu segui tua stella/non puoi fallire glorioso porto
La stella cui si fa riferimento è quella la cui vertù celestiale ha influito sull'ingegno di Dante, è quel lume pregno di gran virtù di Paradiso XXII,112 e la cui longitudine al plenilunio della morte di Brunetto Latini misura
17, 29, - 40 mesi
Questa stella non solo è quella della Donna gentile del sonetto Gentil pensero che parla di vui, ma si trova ancora sia nel sonetto Io mi senti' svegliar dentro lo core, sotto il nome di Monna Vanna e sotto il medesimo none si ritrova nel sonetto Guido io vorrei che tu e Lapo ed io delle Rime. Il discorso sulla Donna Gentile della Vita Nuova, del Convivio, che rimanda a Guido Guinizzelli, sarebbe troppo lungo in questa sede, ma è altrettanto importante per comprendere l'opera di Dante quanto Beatrice.
Tuttavia non è solo questa la stella che il poeta deve seguire, ma ancora un'altra, altrimenti quella differenza di 34 versi non viene spiegata. Per risolvere l'irregolarità dei moti planetari il modello astronomico prevede di fissare l'apogeo del pianeta ad una stella e precisamente a Regolo. Dante ne parla spesso in momenti fondamentali, nell'incontro con Cacciaguida, il cui tempo della nascita è dato mediante la congiunzione Marte-Regolo, e nel passaggio dal cielo di Giove a quello di Saturno in congiunzione con il petto del Leone. Cor Leonis era il nome nei cataloghi stellari di Regolo.
Sequendo questa suggestione domandiamoci quanto misura Regolo, espresso in mesi, al plenilunio della morte di Brunetto Latini, sapendo che il primo termine della sequenza è 34. Rispetto alla struttura data esso è la somma di 17+17. Sarebbe un errore dire che è il doppio di 17. Così il secondo termine è nuovamente 34 e il terzo 17+23. Il quarto termine, frazione sessagesimale del mese lunare, può essere solo 0 o 30. Vi sono altri passi per confermare che al plenilunio
DT = 75198 a Leonis = 34,34,40;30 mesi
L'insegnamento ricevuto è esemplarmente applicato per eternare il suo maestro, non solo per una generica e approssimativa memoria di questo fiorentino, pur messo all'Inferno, ma essa, la memoria propria e quella del maestro, è ancorata ad una fitta trama di relazioni riguardanti il cielo.
Emerge che non solo il sistema delle occorrenze permette di trarre informazioni numeriche per il calcolo dei tempi, ma anche la punteggiatura nella sequenza dei dialoghi è congruo allo scopo. Essa è un potente mezzo di comunicazione, e, quando non se ne può fare a meno, l'arte della composizione arcaica inserisce termini numerici nel testo, come si può vedere nel canto XXVI dell'INFERNO dedicato ad Ulisse.
Se vi fossero ancora dei dubbi sul sistema di metacomunicazione delle informazioni rilevanti per la Cosmologia arcaica che si rivela un potente strumento di calcolo dei tempi e di analisi dei testi antichi si può osservare che lo stesso metodo si ritrova nel canto I, nell'incontro con Virgilio. Di Virgilio sappiamo quando è nato, il 15 ottobre del 70 d.C.. Ebbene Dai 28 versi dedicati dall'apparizione agli occhi di Dante al v.62 alla richiesta di aiuto da parte di Dante al v.90 si possono sottrarre 12, essendo i versi assegnati a ciascuno e si ottiene 16. Possiamo scrivere con sicurezza e controllare in seguito che
15 ottobre 70 d.C - 16,12,28 mesi = Tempo iniziale
ed essere sicuri che occorrendo al verso 70 il verbo nacqui esso indica l'anno prima di Cristo della nascita di Virgilio.
Per l'analisi della partizione dei versi dedicati al loro dialogo dal 65 al 135, se si nota il numero dei versi e le loro differenze si ottengono le due seguenti sequenze:
Differenze 1, 11, 11, 38, 5
Versi: 2, 12,12,39,6
Si può subito vedere che si ottiene la precedente sequenza con una ulteriore informazione:
To + 11+5,11+1, 16 +12 = T1 + 12+6;39,12+2+38,-5-1 giorni di tuono
mentre il tempo della nascita di Dante rispetto alla data per Virgilio è il seguente:
12-2,12+12,12-2,-2-5 giorni di tuono pari a 164953.36936 mesi lunari, che sommati a 36567.5 mesi della data di nascita di Virgilio rispetto all'origine simboleggiata da cupido con l'arco della tradizione letteraria si ottiene il numero dei mesi per Dante rispetto alla medesima origine. Essi corrispondono a 4290.244583.. anni tropici, che divisi per 72 forniscono la longitudine di Aldebaran in 59o 35' 12" 13"', valore identico a quello precedentemente trovato con altra procedura.
Molte sono le vie di accesso al sapere arcaico e Dante quando può le indica tutte.
Esige solo che il lettore abbia cominciato a leggere i classici come allora si leggevano.
Non tutti quelli che sapevano leggere in questo modo erano però capaci di un progetto letterario, minimo come un sonetto o grandioso come quello dell'Alighieri, di Virgilio o di Omero, per comunicare, mediante le informazioni dell'arte del comporre, un modello di conoscenza e di umanità.
L'inatteso riscontro a Regolo , trovato nel canto dedicato a Brunetto Latini, invita a rileggere le parole di Cacciaguida sulla sua nascita e sulla congiunzione Marte-Regolo, per vedere se nella struttura di quei pochi versi sia leggibile la longitudine di a Leonis per il tempo della nascita di Dante.
PARADISO, XVI,34-39
XVI,34 dissemi: Da quel dì che fu detto 'Ave'
XVI,35 al parto in che mia madre, c'è or santa,
XVI,36 s'allievò di me ond'era grave,
XVI,37 al suo Leon cinquecento cinquanta
XVI,38 e trenta fiate venne questo foco
XVI,39 a rinfiammarsi sotto la sua pianta.
I versi sono sei e siamo al canto XVI. Si vede subito che il primo termine è il 34, il secondo 34-6, il terzo 39+6, il quarto 36 +16 e il quinto 34. Allora si può affermare che Dante nacque quando
Cor Leonis = 34,28,45;52 mesi presso il novilunio 74843.3666
Se rileggiamo ora i 18 versi di Paradiso XXII,106-123 e osserviamo che Tauro occorre al v.111 e sei i versi da 112 a 117 possiamo ripresentare il quadro dei dati iniziali in questo modo.
PARADISO XXII,106-123
18 versi 123-106 = 17
6 versi 123-111 = 12
e scrivere la sequenza in questo modo:
22+12 = 34
22+ 6 = 28
17+28 = 45
18+34 = 52
La sequenza è identica a quella precedente e corrisponde al tempo segnato dalla logitudine di Rigel di 66o 25' 1" 22"'.
All'eventuale obiezione che in quei versi non c'è il benché minimo cenno a Regolo si può rispondere in questo modo. Essendo il discendente di Cacciaguida, e i canti a lui dedicati sono centrali per la comprensione di tutto il progetto dantesco e comunica il tempo della nascita del suo trisavolo mediante la longitudine di Regolo, c'era da aspettarsi che per il tempo della sua nascita ricorresse alla longitudine della stella del Leone,
oltre a quella per Rigel.
Rigel e Mercurio stanno per transitare al meridiano, il primo a Lo 66° 25' secondo i calcoli antichi e Mercurio a 66° 09' secondo i calcoli moderni. Per poter affermare che Dante sapeva del transito di Mercurio è necessario trovare il grado di approssimazione delle procedure di calcolo dato dai testi di astronomia araba e dall'uso di tavole astronomiche, come quelle di Al-Battani.
|